A 50 ANNI DAL COLPO DI STATO, IL BRASILE RILANCIA IL DIBATTITO SULLA DITTATURA CHE CAMBIÓ IL VOLTO DEL SUDAMERICA

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di Luigia Belli

Esattamente 50 anni fa, il 31 marzo del 1964, un feroce colpo di stato spazzò via il governo del Presidente João Marques Goulart, un “trabalhista” che era alla guida del paese dal 1961. Minacciato da un’inflazione galoppante (l’80% nel 1963), Goulart pensò di salvare il paese proponendo una riforma agraria radicale, in un paese organizzato in enormi latifondi, e nazionalizzando le compagnie petrolifere, ma tali progetti gli valsero le accuse di essere “al servizio del comunismo internazionale”. Ciò fu sufficiente per giustificare il violento golpe militare guidato dal maresciallo Humberto Branco e appoggiato dal governo degli Stati Uniti. Iniziò, così, un regime militare che durò ben 21 anni e che inaugurò una serie di violente dittature di destra nell’intero continente latino americano.

Oggi, a 50 anni di distanza, il dibattito sulla dittatura di Branco è quanto mai vivo. La partecipazione di civili al colpo di stato e la giustificazione della violenza, dettata dalla necessità di difendere la democrazia contro i rischi del comunismo, sono ancora oggi oggetto di discussione e controversie. Lo storico Daniel Aarao Reis che, all’epoca dei fatti aveva 24 anni e decise di partecipare ad un gruppo di resistenza armata contro il nuovo regime militare, spiega: “Si giustificò il colpo di stato con il discorso della difesa della democrazia, che era minacciata dalle riforme di Jango (n.d.t. soprannome popolare di Goulart) e dal rischio di comunismo. I leader delle lobby, molti ecclesiastici, grandi e piccoli imprenditori e politici si schierarono a favore del colpo di stato che, per questo, fu sostenuto da un fronte molto eterogeneo”. Lo storico afferma che, per tali ragioni, preferisce definire la dittatura brasiliana come “civile-militare”.

La settimana scorsa è stata organizzata una nuova edizione della “Marcia della Famiglia con Dio e per la Libertà”, con una scarsa affluenza (circa un migliaio di persone), per commemorare quella che ebbe luogo il 19 marzo del 1964, quando 500.000 persone scesero in piazza per marciare contro il governo di Goulart e a sostegno di un intervento dei militari. Questa marcia, che vide la partecipazione massiva di semplici cittadini, legittimò di fatto il colpo di stato che ebbe luogo due settimane dopo. Al contempo, in questi stessi giorni, la città di San Paolo ospita la “Veglia per la libertà”, una kermesse artistica in cui, attraverso varie forme d’arte, si ricorda il sacrificio di migliaia di cittadini che lottarono per riconquistare le libertà perdute. Due volti dello stesso paese, due letture opposte che oggi riflettono la stessa spaccatura che divideva il Brasile 50 anni or sono.

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L’ex Presidente del Brasile, Lula da Silva, che venne fatto prigioniero durante la dittatura militare, partecipa anche lui al dibattito in corso nel paese. Egli ha pubblicamente affermato l’importanza di ricordare l’avvento della dittatura per poter meglio apprezzare la democrazia che oggi governa il paese. Ha aggiunto: “Solamente un governo democratico può permettere che una ex-condannata dal regime militare possa arrivare alla presidenza del paese”, riferendosi ovviamente a Dilma Roussef, attuale Presidente del Brasile e prigioniera politica negli anni bui e vittima di tortura.

Tuttavia, aldilà dell’attuale dibattito, è interessante rilevare un dato statistico pubblicato in questi giorni dall’autorevole testata giornalistica “O Estado de Sao Paulo”: il 90% dei cittadini brasiliani considera che il colpo di stato del ’64 “appartiene ormai alla storia del paese”. Per comprendere meglio questo dato, bisogna osservare che dei circa 200 milioni di abitanti del Brasile, approssimativamente 160 milioni sono nati dopo il colpo di stato. Un paese giovane, come tutti i paesi del continente latino-americano, dove la maggior parte della popolazione non era neanche nata quando Goulart è stato ingiustamente e violentemente destituito. Ma il Brasile è anche l’unico paese del Cono Sud dell’America Latina a non aver mai sottoposto a giudizio i golpisti. Virgilio Arraes, professore di storia all’Università di Brasilia, spiega che “in Argentina, in Cile e in Uruguay c’è stata una restituzione della verità e chi ha asservito il colpo di stato è stato giudicato in Tribunale. In Brasile, invece, c’è stata una transizione democratica nel 1985 e le élite del paese hanno deciso di far cadere tutto nell’oblio, un po’ come è accaduto in Spagna. Oggi, la maggior parte della popolazione ha meno di 30 anni e non ha alcuna relazione con quel periodo”. L’unico passo significativo che il Brasile ha compiuto per far luce sui lati più oscuri degli anni della dittatura è l’insediamento di una commissione nel 2012, la Commissione per la Verità, voluta da Dilma Roussef, che dovrebbe concludere i propri lavori entro dicembre di quest’ anno. “Questa Commissione è l’ultima opportunità che il nostro paese ha per fare luce sulla nostra storia: la relazione finale ci permetterà di progredire o, al contrario, seppellirà definitivamente questa parte della storia così importante per il Brasile”, ha concluso Jair Krischke, presidente del Movimento Giustizia e Diritti Umani, che ha dedicato interi decenni a fare indagini sulla dittatura brasiliana.

 

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‘PANE IN ATTESA’: LA SOLIDARIETÀ PARTE DAL SUD.

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di Michele De Sanctis

E’ partita da Messina, per il tramite della Onlus Invisibili, l’iniziativa ‘Pane in attesa’. Così, come con il tradizionale ‘caffè pagato’ tipico della tradizione partenopea, al panettiere si lascia un’offerta, anche di pochi centesimi, ma, a differenza del ‘caffè sospeso’, sono solo le persone in difficoltà, già segnalate dall’associazione promotrice dell’iniziativa umanitaria e munite di uno speciale tesserino, a poter ritirare dal fornaio un sacchetto con cinque panini. La scelta di ricorrere a criteri rigidi come la segnalazione da parte della Onlus e la consegna di un tesserino identificativo risponde a un’evidente esigenza di controllo, affinché ad usufruire di quest’iniziativa sia soltanto chi ha davvero bisogno.

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Nel decalogo presentato da Invisibili Onlus si legge che l’offerta per il pane sospeso è libera: anche un solo panino sarà accettato. Quando un cliente metterà in attesa il pane i soldi dovranno essere messi in un apposito contenitore. Quando si preparerà il sacchetto, con 5 panini, si prenderanno i soldi dal contenitore. Se i soldi non bastano per coprire la spesa di cinque panini si aspetterà di avere la somma necessaria. Il sacchetto con il pane dovrà essere messo dentro la cesta in modo da poter essere visto da chi dovrà ritirare il pane. La cesta dovrà avere un cartello con la scritta ‘Pane in attesa’. Quando un sacchetto verrà ritirato si dovrà battere il relativo scontrino fiscale e un altro sacchetto verrà messo nella cesta per rimpiazzarlo. Il pane verrà ritirato da chi esibirà il tesserino del progetto ‘Pane in attesa’. Se le somme donate in un giorno non verranno spese per il pane di quella giornata, perché non ci saranno abbastanza ritiri, potranno essere utilizzate per pagare il pane dei giorni successivi.
La catena della solidarietà, vista la buona riuscita in Sicilia, sarà probabilmente esportata anche nelle Marche e nel Lazio. Mentre a Napoli il pane sospeso si è già affiancato al caffè pagato, secondo le medesime regole: dopo aver comprato il pane si può, infatti, decidere di acquistarne altro per i più bisognosi.
Qualunque sia la regola adottata, si spera che l’iniziativa venga replicata anche in altre città.

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Disabili discriminati sul lavoro, Italia a rischio condanna da parte dell’Ue

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Dopo il pronunciamento della Corte di giustizia del luglio 2013, la Commissione ritiene che la legge del nostro Paese non si sia adeguata in modo sufficiente alla sentenza. Nel caso l’esecutivo di Bruxelles confermi questo vuoto normativo, si profila la possibilità di multe e del deferimento per violazione dei trattati.

BRUXELLES – L’Italia rischia sanzioni di carattere economico e un ulteriore deferimento alla Corte di giustizia europea per la mancata applicazione di una sentenza della stessa Corte sulla parità di trattamento dei disabili sul lavoro. A paventare la possibilità di multe per il nostro paese e di deferimento per violazione dei trattati sono state fonti interne alla Commissione europea: l’Esecutivo di Bruxelles sta, infatti, valutando l’adeguamento della legislazione italiana alla direttiva 2000/78/CE in merito alla non discriminazione delle persone con disabilità sul lavoro, dopo che la Corte di giustizia Ue aveva condannato l’Italia nel luglio 2013.

La Corte: “Le misure adottate dalla legge italiana non sono organiche”. Il nostro paese aveva recepito la direttiva col decreto legislativo 216 del 9 luglio 2003, ma il massimo organo giuridico europeo non ha ritenuto questa legge sufficiente e ha chiesto all’Italia, in particolare, di recepire meglio l’articolo 5 della direttiva, che riguarda le soluzioni e gli adattamenti ragionevoli che il datore di lavoro deve mettere in atto per favorire l’inserimento delle persone disabili. La Corte ha altresì rilevato che le misure per l’impiego di persone con disabilità sono spesso lasciate alla discrezione delle autorità locali e non sono adottate in maniera organica. Infine, è stato segnalato anche il mancato accesso a un’adeguata formazione lavorativa per le persone disabili. L’Italia, in risposta alla sentenza del luglio 2013, ha adottato la legge 99 del 9 agosto 2013, che la Commissione sta ora valutando e che – se troverà di nuovo insufficiente – porterà a un secondo deferimento dell’Italia e al rischio di sanzioni economiche.

La battaglia di Lorenzo Torto. A portare il nostro paese sul banco degli imputati è stato un ventiseienne paraplegico abruzzese, Lorenzo Torto, che nel marzo 2013 ha presentato una petizione al Parlamento Ue per chiedere che il governo accelerasse il percorso per garantire a tutti i disabili un accesso al lavoro dignitoso. Torto è tornato ieri di nuovo di fronte alla commissione Petizioni dell’Europarlamento dove ha sostenuto che l’Italia non si stia muovendo abbastanza velocemente ed efficacemente su questo fronte. Al punto che Ilaria Brazzoduro, della direzione generale Giustizia della Commissione europea, non ha escluso la possibilità di una multa per il nostro paese, una volta terminati gli accertamenti di Bruxelles.

Sollecitazione a Renzi e Poletti per una soluzione rapida del problema. “Sono convinto che avremo un altro deferimento e un’altra sentenza di condanna da parte della Corte di Giustizia – ha commentato Torto – perché la legge adottata dall’Italia per recepire la direttiva affronta solo alcuni problemi minimi. Tengo ha sottolineare che questa battaglia non èsolo per me, ma per tutte le persone con disabilità”. La presidente della Commissione Petizioni del Parlamento Ue, l’eurodeputata Erminia Mazzoni, ha detto che nei prossimi giorni scriverà una lettera al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, perché considerino della massima priorità l’adeguamento dell’ordinamento italiano alla legislazione europea in materia di occupazione per le persone disabili.

Fonte: INAIL

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Business: ecco 3 trend da considerare

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Cosa c’è di nuovo nel mondo del business? Vediamo quali sono tre trend da tenere sotto osservazione.

1. Tecnonegozi
È tempo, anche in Italia, di “negozi aumentati”, cioè di punti vendita che arricchiscono l’esperienza di acquisto grazie alla tecnologia. Nello store Diesel di Milano c’è uno specchio speciale, che permette di vedersi anche da dietro. Da Pinko si posso ordinare su un touchscreen i prodotti che mancano in negozio. Queste tecnologie aumentano la propensione all’acquisto anche del 20% (studio Retail reloaded della Sda Bocconi).

2. Expo 2015
L’Expo 2015, che si terrà a Milano dal 1 maggio al 31 ottobre del prossimo anno, è alle porte. Il tema sarà “Nutrire il Pianeta, energia per la vita”. Visibilità a tradizione, creatività, innovazione nel settore dell’alimentazione. Sulla kermesse, che promette di portare in Italia 20 milioni di persone, si moltiplicano eventi, iniziative, portale. Su Twitter è nato un hastag #expottimisti con tutti i motivi per cui l’Expo può essere un’opportunità. INFO: www.expo2015.org

3. Fai da te
Siamo sempre di più nell’era dei maker. Si diffondono le stampanti 3D e i siti che insegnano come usarle (www.stampalo3d.com). Cresce l’uso di robot da cucina per preparare in casa pane e dolci. Nel paniere degli italiani aumenta del 20% il consumo di caffè in cialde (dati Istat). E dall’anno prossimo potrebbero arrivare anche le cialde di Coca-Cola per produrre la bevanda in casa.

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L’articolo “Cosa sale e cosa scende nel mondo del business” di Lucia Ingrosso è pubblicato su Millionaire di marzo 2014.
Foto Ben Fredericson

Fonte: Millionaire

IL SEGRETO DEL ‘MIO’ SUCCESSO

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Introduzione e traduzione di Michele De Sanctis

 

Vi siete mai chiesti se esistano davvero delle differenze di comportamento tra quelli che hanno successo e chi non riesce a raggiungere i risultati sperati? Una risposta sul tema viene da Dave Kerpen, blogger e autore di best seller e CEO di Likeable Media, azienda specializzata in social media marketing, che, sul suo profilo LinkedIn, prova a confrontare chi sa ottenere il meglio dalle cose e chi non ce la fa.

Scopriamone alcune.

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Qualche settimana fa Dave ha ricevuto un’e-card dal CEO di Petra Coach, creatore di Align Software e membro della EO, Andy Bailey. Sebbene non l’avesse mai incontrato, la sua cartolina ha esercitato un certo effetto su Dave, rafforzando i valori in cui già credeva e ricordandogli quali siano gli atteggiamenti e le abitudini da sposare per avere successo.

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1. Abbracciare il cambiamento vs. la paura di cambiare

Abbracciare il cambiamento è una delle cose più complesse che una persona può fare. Con il mondo in rapido cambiamento e la tecnologia che si muove più celermente che mai, abbiamo bisogno di abbracciare le novità e capire come adattarci piuttosto che averne paura, negarle o nascondersi per non affrontarle.

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2. Desiderare il successo degli altri vs. sperare in segreto che falliscano

Quando sei in un’azienda e lavori in team, se vuoi avere successo, dovrà farcela anche il resto del gruppo. Dobbiamo desiderare che anche i nostri colleghi ottengano risultati e crescano. Se ti auguri il contrario, perché continui a lavorare con loro?

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3. Trasmettere gioia vs. trasmettere rabbia

Negli affari come nella vita, è sempre meglio essere felici e trasmettere quella gioia agli altri. E’ una cosa che diventa contagiosa e che incoraggia gli altri a fare lo stesso. Le persone più felici sono maggiormente orientate al conseguimento degli obiettivi e quindi al successo. Se nel team c’è una persona che trasmette rabbia, ciò semina stati d’animo simili, privando il gruppo della necessaria motivazione e raggiungendo scarsi successi.

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4. Prendersi le responsabilità dei propri fallimenti vs. incolpare gli altri delle proprie sconfitte.

Dopo ogni salita, c’è sempre una discesa. Essere un leader e, in generale, un uomo di successo significa dover prendersi la responsabilità dei propri fallimenti. Incolpare gli altri non serve a nulla: porta solo disagio in azienda e non ne verrà fuori nulla di buono.

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5. Parlare delle idee vs. sparlare delle persone

Cos’è che tutti abbiamo imparato ai tempi del liceo? Parlare male delle persone non porta da nessuna parte. E’ solo uno spreco di tempo. Avrà successo chi parlerà di idee, non chi passerà la sua giornata a sparlare degli altri. Condividere le proprie idee con il team gioverà a tutti.

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6. Condividere informazioni vs. tenere tutto per sé

Come abbiamo imparato all’asilo, condivisione è attenzione. Sui social media, in affari e nella vita per aver successo è importante condividere.

Se condividiamo con il gruppo le informazioni di cui siamo in possesso, sarà più facile coinvolgere gli altri in ciò che stiamo facendo e nel raggiungimento degli obiettivi. Al contrario, chi non sa farlo dimostrerà solo il suo egoismo e non sembrerà altro che una persona di strette vedute.

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7. Fare piani e stabilire obiettivi vs. vivere senza sapere cosa fare

Come si può ottenere successo se non si sa dove andare? Le persone di successo progettano il loro futuro: cosa fare nelle loro giornate, negli anni, come muoversi per migliorare. Se vuoi fare come loro, scegli i tuoi obiettivi e scrivi un piano su come intendi raggiungerli.

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8. Mostrare gratitudine vs. disprezzare le persone e il mondo che ti circonda

Ogni momento di gratitudine trasforma la mia vita e mi rende più felice e di successo. Le persone a cui mostri gratitudine sono quelle che più contribuiscono alla buona riuscita del tuo business. Assicurati di mostrare gratitudine a tutti quelli con cui vieni in contatto.

La gratitudine è la chiave per avere successo negli affari, come nella vita.Immagine

 

 

 

 

Sull’istruzione.

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“Vi racconto il mio laboratorio artigiano e come ho detto basta alla disoccupazione”

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Fonte: La Repubblica Next – La Repubblica degli innovatori del 26 marzo 2014

Dalla mancanza del lavoro ad un lavoro costruito su misura. Silvia Berra ha puntato sulla sua impresa artigiana basata sul riciclo creativo. “Vivo del principio delle 3r: riduci, riusa, ricicla. Così stimoliamo la creatività, recuperiamo la tradizione artigiana e portiamo innovazione nelle nostre case”
di GIAMPAOLO COLLETTI
@gpcolletti

Cerchioni di bicicletta e coltelli diventano lampadari da tavola, assi di legno e vasetti degli omogeneizzati si trasformano in mensole portaspezie. Il laboratorio di Silvia è un mondo affascinante, un luogo colorato, unico. E poi gli oggetti che realizza da zero sono all’insegna della competa sostenibilità ambientale, tutti frutto di un processo di riciclo e riuso.

Il suo è un laboratorio creativo con sede a Busto Garolfo, nella provincia milanese. Ha deciso di puntarci tutto dopo un periodo di disoccupazione. “Non sono capace di stare ad attendere gli eventi, mi piace crearli, far si che le cose accadano. E questa convinzione è stata il punto di partenza”. Per Silvia un vecchio oggetto può essere reinterpretato, può avere un nuovo utilizzo, può essere reinventato, invece che semplicemente buttato.
Il concetto di recupero è alla base del lavoro di Silvia. Si potrebbe dire che è parte stessa delle scelte di vita di Silvia, che ha deciso di non arrendersi e di darsi da fare. “Mesi e mesi a cercare un’occupazione, ma le risposte erano sempre vicino allo zero. Ma non mi sono fatta demoralizzare dalle situazioni, anzi ho preso il toro per le corna e ho pensato a come occupare le mie giornate”. Anche Silvia sarà protagonista al Next, la Repubblica degli Innovatori sabato 29 marzo al Teatro Piccolo di Milano.

Silvia, come sono le giornate alla ricerca del lavoro?
“Cercare un lavoro è un lavoro. Sempre connessa ad Internet per cercare nuove inserzioni, personalizzare il curriculum vitae per mettere in risalto competenze in linea con la figura ricercata, il passaparola tra amici e conoscenti. Ma è un “lavoro” che non da alcuna soddisfazione. Dalle aziende non arrivano risposte, e non esiste neanche più il classico le faccio sapere. È frustrante”.

Di cosa hai avuto più paura nel periodo di disoccupazione?
“La fiducia in se stessi è la prima conquista da maturare. Credere nelle proprie capacità è fondamentale. Poi è molto importante pianificare l’obiettivo, renderlo raggiungibile. Essere creativi anche nelle strategie per perseguirlo. Le competenze maturate come psicologa del lavoro mi hanno aiutato molto in questo percorso. Non ho avuto paura, perché mi piacciono le sfide e sono una persona determinata”.

Quanto hanno contato gli amici o la famiglia, il nuovo welfare sostitutivo anche legato agli affetti?
“Amici e famiglia mi sono stati utili per un confronto, sono ottime fonti di informazione sui nostri interessi, sul puntualizzare le nostre peculiarità e punti di miglioramento, ed infatti mi hanno aiutato a vedere da altri punti di vista le tappe da percorrere, a cogliere idee o critiche e ristrutturarle in linea all’obiettivo, alla propria mission”.

Quali sono gli oggetti che meriterebbero di essere acquistati nel tuo laboratorio?
“Tutti, perché ogni oggetto ha una sua storia, ha un suo passato e ha ritrovato un suo futuro grazie alla creatività, alla manualità ed all’artigianalità di ciascuno di noi. In questo periodo stanno andando tanto le bomboniere create per ogni occasione, rigorosamente con il principio delle 3r: riduci, riusa, ricicla”.

Cosa ti rende davvero soddisfatta?
“Certamente il fatto che anche la creatività anche dei nostri clienti viene stimolata. Ci portano vecchi oggetti, accatastati a prendere polvere in qualche soffitta, e ci chiedono di darne un nuovo utilizzo. Per esempio in questi giorni sto lavorando su un vecchio bidet in latta che diventerà un piccolo giardino zen. O ancora una struttura in ferro tutta arrugginita delle vecchie toilette che diventerà una fioriera. Di oggetti ce ne sono davvero tanti nel mio laboratorio. E io cerco di accontentare tutti i gusti e tutte le esigenze: il riciclo creativo è un piacere, stimola la creatività, recupera la tradizione artigiana, porta innovazione nelle nostre case”.

Oggi nel tuo laboratorio ospiti tanti giovani. Perché?
“Credo tantissimo nelle collaborazioni, nel team, nel gruppo. Fare network porta all’impresa un set di conoscenze, di esperienze, di interessi molto diversi. E questo diventa il valore aggiunto di Laboratorio Creativo: ospita tante creazioni diverse, da spazio alla creatività in ogni sua forma, fa conoscere il piacere del riciclo e del riuso, esalta l’artigianalità, il made in Italy”.

Un consiglio ai giovanissimi per diventare davvero “nexter”, ovvero innovatori del proprio tempo?
“Consiglio di essere sempre curiosi ed intraprendenti, di coltivare la propria passione con coerenza, di fare le cose che si hanno in mente, di puntare sulle idee nelle quali si crede. Essere coerenti è un’ottima “arma di persuasione” verso se stessi: aiuta a credere in ciò che vogliamo ottenere, accresce la nostra autostima, rende concreti i piccoli passi che ci portano verso la meta che ci siamo prefissati”.

INAIL: finanziamenti a fondo perduto per interventi in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Si avvicina la scadenza dei termini.

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L’INAIL concede un contributo a fondo perduto fino a 130.000 euro per interventi finalizzati al miglioramento dei livelli di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Il contributo è in conto capitale fino al 65% delle spese ammissibili sostenute dall’impresa (anche individuale) per la realizzazione degli interventi, al netto dell’IVA: ad esempio se l’intervento è costato 12.200 euro (di cui 10.000 euro di imponibile e 2.200 di IVA), il contributo a fondo perduto è di 6.500 euro (pari al 65% della quota imponibile di 10.000 euro). La procedura per ottenere l’incenvito prevede per l’impresa:

1. presentazione di una domanda di preammissione da compilare e spedire on-line dal portale desktop inail.it, previa registrazione, dal 21/01/2014 al 08/04/2014
2. acquisizione di un codice unico identificativo dal 10/04/2014
3. verifica della data di apertura dello sportello per l’invio telematico della domanda vera e propria dal 30/04/2014
4. invio della domanda all’apertura dello sportello
5. verifica della propria posizione nella graduatoria (predisposta in ordine cronologico di arrivo delle domande)
6. se ammessa al contributo, trasmissione della documentazione a completamento della domanta, entro 30 giorni dalla pubblicazione della graduatoria a pena di esclusione
7. attesa della comunicazione della sede INAIL competente dell’avvenuta e positiva verifica tecnico-amministrativa, da concludersi entro 150 giorni dalla pubblicazione della graduatoria
8. eventuale richiesta di anticipo fino al 50% del contributo, solo per interventi con budget oltre 30.000 euro e comunque dietro presentazione di fidejussione
9. realizzazione e rendicontazione degli interventi migliorativi entro 12 mesi (prorogabili a richiesta fino a 18 mesi) dalla comunicazione di esito positivo della domanda; le spese sono rendicontabili purchè sostenute a decorrere dal 09/04/2014
10. attesa della comunicazione della sede INAIL competente in merito all’erogazione (totale, parziale o nulla) del contributo richiesto, entro 90 giorni dall’invio della documentazione di rendicontazione
11. rispetto degli obblighi e degli impegni vincolanti, anche dopo l’erogazione del contributo (es. inalienabilità del macchinario per almeno 2 anni; mantenimento del modello organizzativo per almento 3 anni, ecc.).

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Punteggio di ammissione

La domanda può essere ammessa se ottiene un punteggio pari o superiore a 120 secondo lo schema predisposto dall’INAIL per l’attribuzione dei punteggi sulla base della peculiarità dell’impresa richiedente e del progetto presentato. Lo schema è abbastanza articolato e il calcolo deve essere fatto caso per caso, ma è possibile tracciare un quadro generale. Il punteggio è ottenuto sommando i valori attribuiti alla domanda in 4 diverse sezioni:

• dimensioni dell’impresa (numero di lavoratori e fatturato): min. 7 -max. 45
• tasso di tariffa medio nazionale (nella voce prevalente per numero di lavoratori nell’anno -si considera il 2012 se la domanda è presentata nel 2014- nella PAT -unità operativa- per la quale si presenta la domanda): min. 4 – max. 40
• caratteristiche del progetto:
– se riguarda l’adozione di modelli organizzativi (es. MOG 231/01, OHSAS 18000, SGSL INAIL, ecc.): min. 70 – max 90
– se rigurarda la sostituzione/adeguamento di attrezzature di lavoro messe in servizio anteriormente al 21 settembre 1996: esattamente 60
– se riguarda progetti di investimento (le tipologie ammesse sono: a. ristrutturazione o modifica strutturale e/o impiantistica degli ambienti di lavoro, b. installazione e/o sostituzione di macchine, dispositivi e/o attrezzature con messa in servizio successiva al 21 settembre 1996, c. modifiche del layout produttivo, d. interventi combinati dei precedenti): min. 36 – max. 70
• bonus
– di progetto: min. 0 – max. 18
– regionale in base alla tipologia di impresa: min. 0 – max. 5

In generale vale quanto segue:
• le aziende piccole ottengono punteggi maggiori di quelle grandi

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• le attività con tassi di tariffa elevati (a causa di una maggiore sinistrosità per infortuni e malattie professionali) ottengono punteggi maggiori di quelle con tassi di tariffa bassi

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• gli inteventi progettati e/o effettuati attraverso le parti sociali o nell’ambito della bilateralità ottengono bonus di progetto tra i 7 e i 13 punti
• l’adozione di almeno una delle Buone Prassi (rif. D. Lgs. 81/08 art.2 co.1 lett.v) permette di ottenere un bonus di progetto pari a 5 punti.

Con i 5 punti di bonus regionale sono premiate le imprese che sono attive in alcuni settori ATECO, differenti da regione a regione; ad esempio:

• per il Piemonte sono: 43 (lavori di costruzione specializzati) e 25 (fabbricazione di prodotti in metallo – esclusi macchinari e attrezzature)
• per la Lombardia sono: 25 (fabbricazione di prodotti in metalli – esclusi macchinari e attrezzature) e 28 (fabbricazione di macchinari ed apparecchiature NCA)
• per la Valle d’Aosta sono: 41 (costruzione di edifici) e 43 (lavori di costruzione specializzati)
• per la Liguria sono: 50 (trasporto marittimo e per vie d’acqua) e 01 (coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi)
• per il Friuli Venezia Giulia sono: 25 (fabbricazione di prodotti in metalli – esclusi macchinari e attrezzature) e 43 (lavori di costruzione specializzati)
• per la Toscana sono: 41 (costruzione di edifici) e 01 (coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi)
• per il Trentino sono: 41 (costruzione di edifici) e 16 (industria del legno e dei prodotti in legno e sughero – esclusi i mobili – fabbricazione di articoli in paglia e materiale da intreccio)
• per l’Alto Adige-Sudtirol sono: 16 (industria del legno e dei prodotti in legno e sughero – esclusi i mobili – fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio;
25 (fabbricaz. Prodotti in metallo – escl. macchinari e attrezzature)
• per la Campania sono: 41 (costruzione di edifici) e 25 (fabbricazione di prodotti in metalli – esclusi macchinari e attrezzature)
ecc.
• per il Veneto, l’Emilia Romagna, il Lazio non sono previsti.

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Click-day

Per l’ammissione al contributo conterà l’ordine di arrivo allo sportello virtuale telematico, fino ad esaurimento dei fondi stanziati in ciascuna regione.

Le imprese potranno inviare attraverso lo sportello informatico la domanda di ammissione al contributo, utilizzando il codice identificativo attribuito alla propria domanda e ottenuto mediante la procedura apposita nei giorni precedenti l’invio telematico. Il codice identificativo, dopo l’invio telematico della relativa domanda, sarà annullato dallo sportello informatico e pertanto non sarà più utilizzabile.

Lo sportello informatico collocherà le domande in ordine cronologico di arrivo sulla base dell’orario registrato dai sistemi informatici INAIL. Al termine di ogni singola registrazione l’utente visualizzerà un messaggio che attesta la corretta presa in carico dell’invio.

Le data e gli orari dell’apertura e della chiusura dello sportello informatico per l’invio delle domande, saranno pubblicate sul sito http://www.inail.it a partire dal 30 aprile 2014. Le suddette date potranno essere differenziate, per ambiti territoriali, in base al numero di domande pervenute ed alla loro distribuzione territoriale. Le regole tecniche per l’inoltro delle domande on line saranno pubblicate sul sito http://www.inail.it almeno una settimana prima della data di apertura dello sportello informatico.

Spese ammesse e non

Sono ammesse a contributo tutte le spese direttamente necessarie alla realizzazione del progetto nonché le eventuali spese accessorie o strumentali, funzionali alla realizzazione dello stesso ed indispensabili per la sua completezza. Non sono ammesse a contributo le spese relative all’acquisto o alla sostituzione di:

• dispositivi di protezione individuale (DPI) nonché ogni altro relativo complemento o accessorio;
• automezzi e mezzi di trasporto su strada, aeromobili, imbarcazioni e simili;
• impianti per l’abbattimento di emissioni o rilasci nocivi all’esterno degli ambienti di lavoro, o comunque qualsiasi altra spesa mirata esclusivamente alla salvaguardia dell’ambiente;
• hardware, software e sistemi di protezione informatica fatta eccezione per quelli dedicati all’esclusivo ed essenziale funzionamento di sistemi (impianti, macchine, dispositivi e/o attrezzature) utilizzati ai fini del miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza;
• mobili e arredi;
• consulenza per la redazione, gestione ed invio telematico della domanda di contributo;
• adempimenti inerenti la valutazione dei rischi di cui agli artt. 17, 28 e 29 del D.lgs 81/2008 s.m.i.;
• interventi da effettuarsi in locali diversi da quelli nei quali è esercitata l’attività lavorativa al momento della presentazione della domanda;
• manutenzione ordinaria degli ambienti di lavoro, di attrezzature, macchine e mezzi d’opera;
• adozione e/o certificazione e/o asseverazione dei progetti riguardanti l’adozione di modelli organizzativi relativi ad imprese senza dipendenti o che annoverano tra i dipendenti esclusivamente il datore di lavoro e/o i soci;
• le spese inerenti i compensi ai componenti degli Organismi di vigilanza nominati ai sensi del D.lgs 231/2001;
• acquisizioni tramite locazione finanziaria (leasing);
• mero smaltimento dell’amianto (lo smaltimento è ammesso solo nel caso in cui l’intervento rientri in un progetto complessivo volto al miglioramento delle condizioni di salute dei lavoratori dell’azienda nel quale è compresa la rimozione dell’amianto ad esempio presente in coperture, per coibentazione e similari);
• acquisto di macchinari o apprestamenti indispensabili per l’erogazione di un servizio o per la produzione di un bene, di cui l’impresa non dispone ma che deve comunque possedere per avviare l’impresa o una nuova attività;
• costi del personale interno: personale dipendente, titolari di impresa, legali rappresentanti e soci.

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Redazione BlogNomos 

I MERCANTI DEL TEMPO

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di Michele De Sanctis

C’era una volta una strana bambina che, scappata dall’orfanotrofio, era andata a vivere da sola tra le rovine di un anfiteatro di una grande città. Agli abitanti dei dintorni, che la guardavano incuriositi, diceva di chiamarsi Momo e di non conoscere la sua età. Subito dopo il suo arrivo, però, si era già conquistata la fiducia e la simpatia di tutti: chiunque avesse un problema andava da Momo che non dava consigli e non esprimeva opinioni. Semplicemente si limitava ad ascoltare l’interlocutore, che, da solo, trovava la risposta ai suoi quesiti. Era l’ascolto, che Momo offriva. Era il suo tempo. Un giorno, però, giunsero in città gli agenti della Cassa di Risparmio del Tempo, signori grigi che miravano ad impadronirsi del tempo degli uomini, indispensabile per la loro sopravvivenza. Al di là della storia, che in molti conoscono, il tema centrale del libro è quello del tempo, anzi, del modo in cui esso viene impiegato nella moderna società occidentale. Ed è del tempo che oggi voglio parlarvi. Del tempo, come bene economico.

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I signori grigi sono tra noi, siamo noi stessi, vivendo della frenesia contemporanea, a quel ritmo consumistico e compulsivo che Ende criticava, simbolicamente, nella storia di Momo. Il progresso tecnologico e produttivo ci ha, infatti, lasciato perdere di vista l’obiettivo della qualità della vita, del piacere di assaporare, nell’attimo, le piccole cose belle della vita. Se poi ai ritmi frenetici con cui ai tempi della crisi si rincorre la meta della competitività, aggiungiamo salari inadeguati, precarietà e, in generale, l’umana necessità di sopravvivere nelle jungle urbane del XXI secolo, il tempo da dedicare alla felicità è davvero poco, forse non ne abbiamo proprio. Ma c’è un modo per recuperare le ore perdute? In effetti, non sarebbe male se, ad un prezzo alla portata delle tasche di tutti, potessimo comprare il tempo che altrove ci viene sottratto.

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Anche il lavoro che svolgiamo è, in realtà, misurato in ore ed è per quelle ore lavorate che si percepisce un salario. Ma il tempo retribuito è tempo sottratto a noi stessi, alla nostra felicità personale. Comprare del tempo, pertanto, sarebbe come acquistare la possibilità di essere felici. Pensate se, ad esempio, una volta usciti dai vostri uffici, poteste passeggiare liberamente nel parco, scambiare quattro chiacchiere con i vostri amici davanti a un Apertas o a uno Spritz, piuttosto che andare alle poste e mettervi in fila per ore, dedicarvi alla cura della famiglia o a quei piccoli lavoretti che in ogni casa ci sono sempre da fare. Immaginate se ci fosse qualcuno disposto a farlo per voi a un prezzo forfettario. Qualcuno disposto a vendervi il proprio tempo. Sigori grigi, Momo è entrata nel mercato ed è disposta ad ascoltarvi, anzi, di più, a darvi una mano. E siccome è una lavoratrice autonoma, non vi chiederà altro che il giusto corrispettivo per ogni singola prestazione, come da tariffario. La sua è un’obbligazione di risultato.

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Ma a Momo conviene? Certo, perché se Momo lavora solo sei ore al giorno per dieci euro all’ora, ogni giorno avrà guadagnato 60 euro, se lo fa per cinque giornate lavorative a settimana arriverà a 1200 euro lordi in un mese, che è molto più di quanto avrebbe percepito restando per otto ore al giorno in un call center. Momo avrà ottenuto una mensilità dignitosa, ma, nel contempo, non avrà rinunciato alle sue ‘orefiori’. Ma anche il manager, l’impiegato e perfino la casalinga, che si sono avvantaggiati delle prestazioni offerte da Momo avranno guadagnato un’ora di vita al ragionevole prezzo di dieci euro. La segretaria che si è rivolta a Momo affinché questa si recasse al supermercato al posto suo, oggi è potuta andare alla recita dei suoi figli e quanto vale un’ora con vostro figlio? Dieci euro? O di più?

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La storia raccontata da Ende è qualcosa di più di una semplice fiaba, è un libro sul valore del tempo, il tempo da dedicare agli altri, a noi stessi, alle cose che ci fanno star bene e ai nostri pensieri. Ma se questo tempo viene sottratto da ritmi lavorativi sempre più frenetici, cercare di risparmiar tempo adesso, per essere felici poi, altro non fa che spegnere la vita, distruggendo così il tempo stesso. Diversamente, vivere consuma sì il tempo, ma ne conserva la qualità vitale. La fiaba di Ende racconta l’antico conflitto tra la vita e la morte in termini più sottili e moderni: a Momo, la bambina capace di ascoltare tanto da udire e fare udire le musiche, i silenzi e le avventure della vita interiore, si oppongono i signori grigi, nebbiosi, freddi e insinuanti che possono trasformare la vita in un vuoto insensato e ripetitivo e il cuore umano in un luogo sterile e chiassoso. Se non è possibile, al giorno d’oggi, opporsi a questi signori, possiamo, però, sconfiggerli, pur continuando a giocare alle loro regole, posto che riuscire a volare tra i petali e ridare agli uomini il tempo perduto è pressoché improbabile.

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Se, quindi, pensavate che l’unica cosa che il denaro non potesse comprare fosse proprio il tempo, vi sbagliavate. La mia non era solo teoria. C’è, infatti, gente che offre di ‘vendere’ il proprio tempo agli altri. La settimana tra scuola o lavoro, impegni vari, sport, imprevisti, hobby disparati si riempie subito e con molta facilità, tant’è che diventa praticamente impossibile realizzare tutto. Avremmo bisogno di un clone per farcela.

Pioniera in questa fetta di mercato finora ignorata è stata qualche anno fa una donna cinese, Chen Xiao, che, dopo aver perso il lavoro e aver sofferto per il terremoto del Sichuan, ha avuto l’idea di vendere il suo tempo alle altre persone. Molto semplicemente, ha iniziato a fare quello che gli altri le chiedevano, vendendo la propria vita secondo un tariffario ben preciso: otto minuti per un euro. Non parliamo di proposte indecenti o ai margini della legalità, ma di impegni quotidiani. Le richieste per Chen Xiao variavano dalla consegna di un libro a una persona che lo aveva dimenticato all’università, al portare un caffè, al ritirare lettere presso l’ufficio postale o altro. Sempre per conto di terzi. Vi dirò di più, la donna ha svolto anche occupazioni in cui davvero sembrava immedesimarsi nell’altra persona: leggere un libro, vedere un film, comunicare un messaggio, e così via. E ancora, richieste di andare a svegliare una persona ad una determinata ora, incoraggiare qualcuno, chiedere scusa a un altro. Il risultato? La sua idea non è andata per nulla male: nel primo mese accumulò una cifra che corrispondeva a circa 1250 euro. Aveva inventato un lavoro.

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Anche in Italia la crisi ha portato qualcuno a scoprirsi ‘tuttofare’, vendendo, appunto, il proprio tempo e riuscendo a sopravvivere alla disoccupazione. E’ solo di qualche mese fa la notizia di un meridionale trapiantato a Milano che per dieci euro all’ora si offriva di svolgere le nostre piccole e noiose commissioni quotidiane. Ed oggi è sempre più frequente trovare in rete annunci simili, provenienti da ogni regione.

A ciò si aggiungano, inoltre, le Banche del Tempo, associazioni no profit, nate in Gran Bretagna ed oggi molto diffuse anche da noi, che, in cambio di tempo e di un eventuale rimborso spese, offrono ai soci lezioni di cucina, di manutenzione casalinga, accompagnamenti e ospitalità, baby sitting, cura di piante e animali, scambio, prestito o baratto di attrezzature varie, ripetizioni scolastiche e italiano per stranieri. Anche il tempo dedicato all’organizzazione, all’accoglienza, e alle riunioni o feste viene in genere valutato come tempo scambiato e quindi accreditato o addebitato nel conto personale del socio. Il tempo viene, praticamente, ‘conferito’ nel patrimonio della Banca: ciascun socio, infatti, mette a disposizione qualche ora per dare ad un altro socio una certa competenza. Le “ore” date vengono “calcolate” e “accreditate” ovvero “addebitate” nella Banca. Può succedere, così, che non sia la stessa persona a “rimborsarle”, ma un’altra. Impropriamente, dunque, potremmo dire che il conferimento delle ore sostituisce quello dei beni nel capitale societario.

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Siete ancora sicuri che il tempo non sia un bene economico? Sebbene l’idea possa sembrarvi eccentrica e particolare, bisogna, però, pensare come il limite del tempo sia uno dei più grandi freni a cui è ancorato l’uomo dei nostri tempi. Negli ultimi anni il progresso ha fatto passi da gigante, ma nulla è ancora riuscito né a renderci immortali, né a permetterci di fare più cose contemporaneamente. La clonazione umana esiste solo nei film e, d’altra parte, il nostro cervello non è capace di gestire consciamente pensieri diversi nello stesso momento; oltretutto, è impossibile trovarsi fisicamente in posti diversi, la bilocazione appartiene ai santi, non agli uomini. Per giunta, sebbene da Adam Smith in poi nei processi produttivi sia divenuta prassi quella di suddividere un’operazione tra diversi individui, ognuno atto ad uno specifico compito, ciò, tuttavia, non è possibile per quanto riguarda strettamente la persona in sé: non possiamo domandare a qualcuno di imparare qualcosa per noi, come non possiamo chiedere che magari esca al posto nostro con i nostri amici. Questi soggetti, che ho chiamato ‘mercanti del tempo’, servono proprio a consentirci di fare ciò che non possiamo delegare ad altri: vivere. E noi stessi possiamo entrare in questo business. O, più modestamente, contribuire, su base volontaria, alla Banca del Tempo più vicina alla nostra comunità. Il nostro tempo ha un valore!

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Siete ancora scettici? Pensate che un’ora sola non basti? Ovviamente, questo dipende da voi. Di una cosa io sono certo: se il tempo è suscettibile di valutazione economica, il prezzo della felicità che deriverà da questo acquisto non è stimabile. La felicità appartiene, infatti, ad ognuno di noi ed è soltanto nostra, come nostra ne è la percezione. La felicità non ha prezzo perché è soggettiva (quanto effimera), perciò, se domani qualcuno suonerà al vostro campanello, proponendovi l’acquisto di un’ora di felicità, chiudetegli la porta in faccia: è soltanto un ciarlatano!

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La riforma delle Province è stata approvata dal Senato con il voto di fiducia.

 

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di Germano De Sanctis

Il voto di fiducia al Senato

Ieri sera, dopo un serrato e sofferto confronto, il Senato ha approvato il Disegno di Legge “Delrio” avente ad oggetto la riforma delle Province. Adesso, il testo modificato dal Senato tornerà all’esame della Camera dei Deputati per l’approvazione definitiva.

Tale risultato è stato raggiunto, dopo che il Governo ha deciso di sottoporre al voto di fiducia un maxiemendamento, contenente il testo già approvato dalla Camera dei Deputati, le modifiche apportate dalla Commissione Affari Costituzionali ed alcuni emendamenti proposti dalla Commissione Bilancio.
La presentazione di tale maxiemendamento è stata ufficializzata nell’aula del Senato dal Ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi, la quale ha anche comunicato la volontà da parte del Governo di porre la questione di fiducia.
La decisione di blindare con il voto di fiducia il testo di riforma delle Province è stata presa durante un breve Consiglio dei Ministri tenutosi ieri mattina ed è stata assunta a causa delle difficoltà sorte nel corso della giornata del 24 marzo, quando la maggioranza è risultata sconfitta in due occasioni, prima in Commissione Affari Costitituzionali, durante la votazione dei singoli emendamenti, e, poi, in Aula, durante la votazione delle pregiudiziali di costituzionalità bocciate per tre soli voti di differenza. Pertanto, al fine di evitare ulteriori e sgradite sorprese, la maggioranza ha optato per porre la questione di fiducia sul testo che dovrebbe riformare radicalmente le Province.

La fiducia all’esecutivo è passata con 160 voti a favore e 133 voti contrari. Per la prima volta il Governo Renzi. già al suo quarto voto di fiducia, rimane sotto l’asticella della maggioranza assoluta. Si evidenzia che, al momento del suo insediamento, il Governo Renzi aveva ottenuto 169 voti a favore e 139 voti contrari. Secondo alcuni commentatori politici, tale risultato è il prodotto dei malumori che serpeggiano nella maggioranza.

Nonostante l’avvenuta approvazione del predetto maxiemendamento, continuano a permanere i dubbi concernenti gli effettivi risparmi garantiti dalla riforma in questione. Secondo le stime governative, una volta messa a regime, la riforma dovrebbe generare un risparmio di 111 milioni di indennità non più erogate e di 318 milioni di euro per mancati turni elettorali, in virtù dell’eliminazione degli assessori e delle elezioni provinciali. Invece, in sede di dibattito sul maxiemendamento in Commissione Bilancio del Senato, qualcuno non ha nascosto le proprie riserve sui reali risparmi, che potrebbero derivare dal testo finale del disegno di legge “Delrio”, alimentando, anzi, lo spettro di un aggravio di costi. Soltanto l’esame del Decreto del Presidente della Repubblica attuativo di tale riforma (ed espressamente previsto dal maxiemendamento) potrà sciogliere siffatti dubbi.

Fatte queste dovute considerazioni, passiamo all’esame delle novità più rilevanti contenute nel testo di legge approvato.

La trasformazione delle Province in enti territoriali di area vasta.

Nell’attesa della riforma costituzionale avente ad oggetto l’abolizione delle Province, quest’ultime sono trasformate in “enti territoriali di area vasta”, amministrati da organi di secondo livello e con specifiche competenze residuali soltanto in materia di edilizia scolastica, pianificazione dei trasporti e tutela dell’ambiente.
Le restanti funzioni esercitate dalle Province saranno trasferite alle Regioni e/o ai Comuni secondo quanto verrà disposto da un apposito Decreto del Presidente della Repubblica da emanarsi entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge in questione, a seguito di specifico confronto in seno alla Conferenza Stato, Regioni e Province Autonome.
Nessun problema per il mantenimento in servizio degli impiegati pubblici alle dipendenze delle Province, i quali continueranno a lavorare nelle strutture che li vedono attualmente occupati, mantenendo il medesimo stipendio.

Per quanto riguarda gli organi di rappresentanza delle nuove Province, sono previsti un Presidente eletto fra i Sindaci dei Comuni che fanno parte della Provincia, un Consiglio Provinciale (composto da un numero ristretto di Sindaci e Consiglieri Comunali) ed un’Assemblea dei Sindaci. Costoro percepiranno soltanto l’indennità loro spettante come Sindaco o come Consigliere Comunale.

L’entrata in funzione del nuovo assetto provinciale dovrebbe avvenire il 1° gennaio 2015. Nel frattempo, non saranno più celebrate le votazioni per il rinnovo di Presidenti e Consigli Provinciali. Si ricorda che, il 25 maggio prossimo, si sarebbero dovuti rinnovare gli organi di rappresentanza di ben 52 Province, le quali, saranno commissariate come già avvenuto ad altre 23 Province nel corso del biennio 2012-2013. Tutte le Province commissariate saranno amministrate fino a gennaio 2015 dall’attuale Presidente in veste di commissario.

La creazione delle città metropolitane.

Una delle novità più importanti contenute nel testo di legge approvato consiste nella creazione di dieci città metropolitane. Il territorio di ogni singola città metropolitana coinciderà con quella della omonima Provincia soppressa. Il testo ne prevede nove: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Napoli, Bari e Reggio Calabria. Accanto a tali città metropolitane, bisogna tenere conto del fatto che Roma assume lo status di Capitale.

Inoltre, il testo prevede la facoltà di creare ulteriori città metropolitane nelle Regioni a Statuto Speciale. Ne sono state già create cinque: Palermo, Messina, Catania, Cagliari e Trieste. Le modifiche apportate dal Senato rispetto al testo licenziato dalla Camera dei Deputati hanno escluso la sussistenza dello status di città metropolitana rispetto a Brescia, Bergamo, Salerno, Varese e Monza.
Il testo dispone che la città metropolitana venga gestita da un Sindaco Metropolitano e da due assemblee, entrambe presiedute da Sindaco medesimo. Si tratta del Consiglio Metropolitano e della Conferenza Metropolitana. Ovviamente, siffatti organi collegiali subentrano in seguito alla soppressione della Giunta Provinciale e del Consiglio Provinciale.
Le Città metropolitane dovrebbero anch’esse entrare in funzione il 1° gennaio del 2015. Il Sindaco del Comune capoluogo dovrà indire entro il 30 settembre del 2014 le elezioni, di secondo grado, per la creazione di una conferenza statuaria. Nelle more del varo dello statuto rimane in carica, fino al 31 dicembre 2014, il Presidente della Provincia (il quale sarà retribuito) e la Giunta in carica (con l’avvertenza che i suoi componenti non percepiranno alcuna indennità).

Le Unioni di Comuni.

Il testo di legge approvato prevede la possibilità di realizzare più Unioni di Comuni nell’ottica di ottimizzare e semplificare i servizi resi alla cittadinanza. Tutti gli organi di rappresentanza delle Unioni di Comuni svolgeranno le loro funzioni a titolo gratuito.
Anche in tal caso, il testo approvato dal Senato ha introdotto alcune modifiche rispetto al testo approvato dalla Camera dei Deputati. Ad esempio, il nuovo articolato dispone che, nei Comuni con una popolazione inferiore a 3.000 abitanti, il Sindaco possa restare in carica per tre mandati, invece di due. Inoltre, è stata reintrodotta la presenza dei Consiglieri Comunali nei piccoli Comuni, con un numero crescente legato alla popolazione. Tali modifiche hanno suscitato non poche polemiche durante il dibattito in Aula. Infatti, le opposizioni hanno eccepito che tale previsione introduce ulteriori 26.000 cariche elettive, mentre il Governo e la sua maggioranza hanno risposto che la modifica non comporterà nuove spese aggiuntive.
Infine, il testo ha introdotto anche una norma per la democrazia paritaria con un rapporto fra il 60% ed il 40% per cento fra i generi, ma soltanto a far data dall’anno 2017.

La riduzione dei costi.

Uno degli temi centrali della riforma in questione concerne il risparmio economico sulle indennità che oggi ricevono i Presidenti, gli Assessori ed i Consiglieri Provinciali. Su tale aspetto sono sorti dubbi in Commissione Bilancio del Senato.
A tal proposito, la riforma ha ricevuto il parere positivo da parte della Ragioneria dello Stato, la quale ha evidenziato che, nonostante i rilievi della Commissione Bilancio circa un possibile aumento delle spese future, il costo di 1774 amministratori provinciali, per il solo anno 2011, è stato di 111 milioni di euro. Inoltre, bisogna tenere conto del risparmio generato dalle mancate nuove elezioni provinciali, il cui costo è stato stimato in 318, 7 milioni di euro, di cui circa 118,4 milioni di euro a carico dello Stato.
Ovviamente, l’approvazione definitiva da parte della Camera dei Deputati del testo modificato ieri al Senato taglierebbe ulteriormente i costi ancora previsti per gli amministratori provinciali. Secondo le stime governative, se il provvedimento sarà approvato velocemente e, di conseguenza, non vi sarà più l’obbligo di celebrare le elezioni amministrative provinciali previste per il 25 maggio prossimo, il risparmio totale dovrebbe essere di oltre 400 milioni di euro.

Il trasferimento delle competenze.

Il Governo ha l’intenzione di avviare un percorso, sia legislativo, che amministrativo, capace di non generare disagi in capo ai cittadini interessati dalla riforma dell’amministrazione provinciale. Il testo approvato dal Senato dispone che, in attesa che la riforma del Titolo V elimini la previsione costituzionale in materia di Province e ridefinisca i rapporti tra lo Stato e le Regioni, unitamente alle competenze legislative di Camera dei Deputati e Senato, l’assetto amministrativo vigente non verrà stravolto.

Infatti, le Città metropolitane e gli “enti territoriali di area vasta” continueranno a ricevere i finanziamenti attualmente loro spettanti e rimarranno titolari degli immobili di loro proprietà, relativamente alle funzioni che rimarranno in capo alle nuove Province.
Inoltre, relativamente al trasferimento di funzioni, gli dipendenti provinciali occupati nell’esercizio delle funzioni oggetto di trasferimento, conserveranno il posto di lavoro e continueranno a svolgere i loro compiti presso le amministrazioni riceventi le funzioni, le quali ne cureranno il corretto esercizio del rapporto di lavoro, sotto ogni profilo (ovviamente, anche retributivo e contributivo), senza soluzione di continuità.

Le funzioni fondamentali che permarranno in capo alle nuove Province riguarderanno la pianificazione territoriale provinciale di coordinamento, l’ambiente, il trasporto e l’edilizia scolastica. Inoltre, i nuovi organismi avranno il compito di assistenza amministrativa ai Comuni, il controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale, le pari opportunità sul territorio provinciale. D’intesa con i Comuni, le nuove Province potranno esercitare anche le funzioni di predisposizione dei documenti di gara, di stazione appaltante, di monitoraggio dei contratti di servizio e di organizzazione di concorsi e procedure selettive.

Infine, come già accennato, il trasferimento di tutte le altre funzioni attualmente ricadenti nella sfera di competenza delle Province, sarà oggetto di un apposito Decreto del Presidente della Repubblica, da emanarsi entro sei mesi dall’approvazione della presente legge, d’intesa con la Conferenza Stato, Regioni e Province Autonome.