E-commerce e televendite: maggiori tutele per il consumatore. Dal prossimo 13 giugno cambiano le regole. Maggiore trasparenza e diritti per gli chi effettua acquisti in remote shopping, sia al telefono che on line. Le nuove regole riguarderanno tutte le transazioni al di fuori dei locali commerciali. Tra le principali novità, si allunga dagli attuali 10 giorni di tempo a 14 il termine per esercitare il diritto di recesso; inoltre i contratti non potranno più essere attivati solo col consenso telefonico e stop alle commissioni extra. Insomma, stavolta l’e-commerce cambia davvero pelle.
di Michele De Sanctis
13 giugno 2014: sarà questa l’ora X, in cui diverranno operative le nuove regole per il commercio elettronico dettate dalla direttiva europea entrata in vigore lo scorso 26 marzo (Dir. 2011/83/UE). Una direttiva emanata con la finalità di conferire regole universali e omogenee a tutti i Paesi UE e che offrirà maggiori garanzie su tutti i contratti a distanza dal controvalore superiore ai 50 €.
L’iniziativa si è resa necessaria dal momento che il numero di coloro i quali si dedicano allo shopping online cresce di anno in anno. In Italia – secondo un’indagine condotta da Human Highway per Netcomm – su 30,5 milioni di utenti di Internet (con età superiore ai 15 anni), sono 16,2 milioni quelli che, negli ultimi 3 mesi, hanno fatto acquisti online, mentre ammontano a quasi 11 milioni gli acquirenti abituali. Cifre che rappresentano un giro di affari di circa 14 miliardi di euro. E il dato non stupisce, visto che l’acquisto on line oltreché più comodo è anche più economico rispetto allo shopping nei negozi tradizionali, riuscendo a trovare, peraltro, una maggiore offerta di prodotti che per ragioni di spazio o di bilancio, il negoziante sotto casa non può avere. Vero è che, nonostante questi numeri, l’Italia sia ancora il fanalino di coda, rispetto al resto d’Europa, in termini di numero di imprese che vendono oltre frontiera, tramite e-commerce. Solo il 4%. Inoltre, come Paese siamo ancora indietro in termini di fatturato complessivo dell’e-commerce. La nuova direttiva è, perciò, di fondamentale importanza, soprattutto considerando che oggi abbiamo un saldo negativo della bilancia commerciale digitale per circa un miliardo di euro e quel fatturato di 14 miliardi è ancora troppo poco. Fiducia, trasparenza e omogeneità sono, dunque, premesse importanti per lo sviluppo del commercio elettronico. Ma la direttiva europea si pone il fine di creare queste premesse di fiducia, trasparenza e sicurezza non solo per permettere lo sviluppo del commercio elettronico transfrontaliero dei singoli Paesi UE. L’incremento del commercio transfrontaliero potrebbe, infatti, portare ad una crescita del PIL europeo, divenendo vero propellente dell’economia del Vecchio Continente.
Vediamo meglio le novità che saranno valide per tutti tra meno di un mese. L’acquirente digitale avrà più tempo a disposizione per il reso della merce. Se non sarete soddisfatti, avrete ben 14 giorni, a decorrere dalla consegna, contro i precedenti 10, per ripensarci. Inoltre, dopo aver comunicato, entro questi 14 giorni, la volontà di restituire la merce, avrete altri 14 giorni a disposizione per rispedire i prodotti acquistati al negoziante. L’elemento più rilevante, tuttavia, è che nel momento in cui dichiarerete di aver spedito la merce, il negoziante sarà obbligato, nei 14 giorni successivi al ricevimento della vostra comunicazione, a restituire la somma (attualmente di tempo a disposizione ne ha il doppio: dovete aspettare un mese per riavere i vostri soldi). Ciò, potrebbe, in verità, creare un certo malcontento tra i venditori, poiché il merchant è costretto a rimborsare il dovuto anche se i prodotti acquistati non gli sono stati ancora recapitati. Ma la direttiva è tutta orientata alla salvaguardia del consumatore.
Altro cambiamento importante è la maggiore trasparenza delle spese: il negoziante è obbligato, infatti, a dichiarare i costi che il consumatore dovrà sostenere in caso di restituzione della merce. E se non lo fa, sarà lui a dover sostenere i costi di restituzione. Inoltre, in fase pre-contrattuale è richiesta la massima trasparenza con riferimento alla descrizione di beni e servizi, all’identità del venditore e al prezzo del bene. Devono, cioè, essere chiaramente indicate tutte le voci di spesa (comprese le imposte), oltre alle diverse modalità di pagamento. Tutte informazioni, queste, che, che se dovessero mancare, darebbero al consumatore la facoltà di esercitare la propria rivalsa sul merchant.
Per chi acquista contenuti digitali sono previste informazioni più trasparenti: il venditore dovrà chiarire eventuali limiti di compatibilità con i dispositivi hardware e software e gli eventuali limiti di riproducibilità dei contenuti stessi.
Per quanto riguarda oroscopi, ricette, suonerie e giochi elettronici, non potranno più essere pubblicizzati come ‘gratis’, salvo poi nascondere costosi abbonamenti mensili o settimanali. Per contro, noi consumatori dovremo confermare esplicitamente di aver compreso che l’offerta è a pagamento.
Cambiano, infine, le regole anche per i contratti formulati a distanza, quindi per tutte le vendite fatte al di fuori da un punto commerciale, come le vendite a catalogo e quelle telefoniche (pensiamo alla moltitudine di televendite proposte ogni giorno via etere). In entrambi i casi, la vendita si perfeziona solo nel caso in cui ci sia una conferma contrattuale della proposta commerciale formulata dal venditore. Per capirci, prima di spedire il prodotto o abilitare il servizio, il venditore dovrà mandare il contratto in forma cartacea, perché sia firmato dal cliente. Soltanto allora la vendita potrà intendersi conclusa e produrre effetti giuridici. Nondimeno, sebbene ciò tuteli maggiormente il consumatore, è, altresì, vero che c’è il serio rischio di assistere alla morte immediata di tutte le vendite a distanza. Per arginare tale rischio sarà, quindi, necessario introdurre meccanismi che accelerino il processo di vendita, quali meccanismi di registrazione digitale certificata, firma elettronica o identità elettronica. A mio avviso, ciò non risparmierà, comunque, i canali dedicati allo shopping se non dalla chiusura, da un netto ridimensionamento, a meno che gli strumenti adottati non siano di facile ed intuitivo utilizzo anche per chi non è affatto avvezzo al PC.
Infine, anche l’aspetto sanzionatorio è stato intensificato. Il commerciante che non rispetterà le nuove regole andrà incontro a una sanzione che oscillerà da un minimo di 5mila euro (ovvero 50mila, in caso di gravi violazioni) a un massimo di 5 milioni.
Quindi più trasparenza e sicurezza: sembrano proprio queste le parole chiave per le nuove regole dell’e-commerce. E se la speranza è che si possa ottenere un maggiore aumento negli acquisti online, noi staremo a vedere cosa accadrà nei prossimi mesi.