Turchia, luna calante su Twitter

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Fonte: Osservatorio Balcani e Caucaso

La Turchia ha bloccato giovedì sera l’accesso a Twitter. Solo poche ore prima, il premier Recep Tayyip Erdoğan aveva pronunciato in un comizio elettorale a Bursa – in vista delle ormai prossime amministrative – parole minacciose verso il social network: “Elimineremo Twitter e simili alla radice. Non m’interessa quello che potrà dire comunità internazionale”.
La “misura di protezione” invocata da Erdoğan è stata quindi subito adottata dalle autorità giudiziarie turche che hanno chiuso l’accesso a Twitter tramite DNS di default in Turchia.
Twitter in Turchia ha avuto un particolare ruolo durante le proteste di Gezi Park del giugno scorso. In quel periodo si è visto crescere il numero di utenti attivi fino a oltre 9,5 milioni.
La rabbia del premier contro Twitter, ha origine dalle proteste di Gezi Park ma ora Erdoğan si è scagliato anche contro i falsi profili Twitter che sarebbero stati creati negli ultimi mesi per prendere di mira il governo, con intenti a suo avviso “manipolativi”.
Immediata la reazione del popolo di Twitter che ha cercato di ripristinare il servizio, tentando di aggirare il blocco modificando i DNS.
Suggerimenti per aggirare il blocco attraverso il semplice espediente di passare a server DNS esterni alla Turchia sono addirittura apparsi con scritte spray sui cartelloni pubblicitari esposti per la campagna elettorale delle amministrative.

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