LE RECENSIONI DI BLOGNOMOS: “SOTTOMISSIONE” DI MICHEL HOUELLEBECQ.

Marchio: Bompiani
Collana: LETTERATURA STRANIERA
Prezzo: 17.50 €
Pagine: 256
EAN: 9788845278709
Formato libro: 21 x 15
Tipologia: BROSSURA

“Sottomissione” di Michel Houellebecq è un libro molto particolare e destinato a far discutere di sé. Uscito in Francia il 7 gennaio, cioè il giorno del massacro alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo e nel supermercato casher da parte di estremistri islamici, il romanzo che prefigura un processo di islamizzazione della Francia ha destato un’enorme impressione. E l’autore per timore di rappresaglie si è sottratto alla presentazione della sua opera in un pubblico dibattito televisivo previsto per quello stesso giorno.

“Sottomissione”, complice una ben orchestrata campagna pubblicitaria, rischia, così, di essere giudicato, per motivi più attinenti alla cronaca recente, piuttosto che per il suo specifico letterario.

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Nel romanzo si ipotizza l’affermazione del partito della Fratellanza Musulmana nelle elezioni presidenziali del 2022 in Francia, dopo il secondo disastroso mandato di Hollande. Siamo in un Paese spaventato dalle spinte xenofobe del Fronte Nationale di Marine Le Pen e sfiduciato dalla pochezza dei partiti tradizionali. Il partito filo islamico è capeggiato da Mohammed Ben Allas, brillante e accorto uomo politico che ha avuto la capacità di convincere, con la sua proposta di islamizzazione della società francese, anche una sinistra sfiduciata che però non può riconoscersi nell’estremismo lepeniano e le forze moderate che non sanno come uscire da una crisi politica così devastante. Ma la crisi che attraversa tutti i vecchi partiti della Francia è anche la crisi della società francese e di tutta l’Europa che vede sbiadire i vecchi valori dell’Illuminismo e non si riconosce più in un cattolicesimo sempre più stanco.

Il racconto di questo mutamento epocale è affidato a protagonista del romanzo: François, un quarantenne in crisi fisica e morale, docente universitario, studioso del decadente Huysmans (e nel corso del romanzo avremo modo di apprezzare i suoi pensieri originali sull’autore tardo ottocentesco e soprattutto sul suo romanzo più noto “ Controcorrente”), che perderà la cattedra, ma a seguito della sua conversione all’Islam, tornerà ad insegnare.

Come appare evidente da queste note siamo in presenza di tre filoni nel romanzo: il processo di islamizzazione della società francese che assume l’aspetto di un pamphlet fantapolitico, la crisi di valori di François e la sua spietata analisi di una società senza amore e senza Dio in cui contano solo il denaro e il sesso sfrenato a cui pure il professore si abbandona ma sempre con più stanchezza e disagio, con la convinzione ormai che non ritroverà il proprio equilibrio attraverso il piacere del corpo. E, infine le acute analisi dedicate alla figura di Huysmans e che forse rappresentano la parte più viva ed originale del romanzo.

Il processo di islamizzazione della Francia serve a Houellebecq per descrivere alcuni aspetti della società contemporanea. La decadenza, l’amoralità, l’aridità e la spinta compulsiva a soddisfare i propri desideri. L’Occidente di Houellebecq è un mondo senza nessuna pietà in cui l’unica legge è quella del mercato. La crisi dei valori fondanti della società occidentale porta lo scrittore alla convinzione che solo l’Islam potrà salvare questa parte di mondo. Né la destra con la sua ideologia debole, né la sinistra con il suo lassismo, né il cristianesimo le cui idee gli appaiono troppo secolarizzate possono essere una valida risposta al bisogno di sicurezza e trascendenza dell’uomo contemporaneo. Se il percorso di Huysmans, deluso da tutto, sarà dal decadentismo al cristianesimo, quello di Houellebecq muove dal nichilismo per approdare a un Islam moderato i cui valori possono convivere con quelli fondanti della società occidentale. Un percorso che ci lascia perplessi perché in altre sue opere, e soprattutto in “Territorio” Houellebecq aveva sempre scritto parole non proprio benevoli contro il fondamentalismo islamico. Ma lo scrittore giustifica questo suo cambiamento di rotta dicendo che la lettura del Corano gli ha mostrato con grande evidenza come quei valori che prima gli sembravano così distanti da lui ora gli sembrano conciliabili con la nostra società e in grado di rivivificarla. Insomma l’Europa non ha più bisogno di un cattolicesimo troppo secolarizzato, né di un laicismo troppo relativista, ma di una religione come quella dell’Islam che offre ancora una dimensione politica di cui ha bisogno per sopravvivere. Una visione totalizzante e totalitaria della religione da cui l’Occidente si è emancipato attraverso l’affermazione della coscienza individuale di Lutero, “l’io penso” di Cartesio e tutte le acquisizioni della separazione fra religione e politica operate dall’Illuminismo e che, a fatica e dopo secoli di contrasti e resistenza, finalmente il cattolicesimo ha fatto suo. Quella che nell’opinione corrente rappresenta la svolta positiva della Chiesa cattolica cioè la sua pacifica convivenza col laicismo, per lo scrittore francese ne segna il limite e l’arretratezza culturale. E’ una posizione veramente difficile da comprendere. Allora ci appare più percorribile la proposta di Camus, un autore che Houellebecq tiene sempre presente nella sua opera e con cui interloquisce anche per contrasto, che di fronte all’assurdità dell’esistenza individua nella solidarietà tra gli uomini uno sbocco positivo. Ma questo punto potremmo citare tanti scrittori e intellettuali, da Thomas Mann a Marcuse ad Adorno, per fare solo qualche nome, che di fronte alla crisi della società contemporanea cercano soluzioni, seppure non sempre convincenti, ma comunque sempre dentro l’alveo di un pensiero come quello occidentale profondamente segnato dalla cultura greco-latina, dall’Illuminismo e dalla religione cattolica.

A conclusione di questa breve analisi di “Sottomissione” ci sentiamo di dire che il brillante e caustico scrittore francese ancora una volta attraverso una sapiente e ben orchestrata scrittura ha dato vita a un’opera che nel suo proposito è destinata fare scandalo, ma che in realtà appare non all’altezza delle sue precedenti prove migliori. Innanzi tutto le tre parti: quella fantapolitica, quella più propriamente esistenziale del protagonista e quella dedicata alla critica dell’opera di Huysmans non sempre sono ben amalgamate tra loro, sebbene l’autore è molto abile nel ricucire, con la ben nota sua capacità di scrittura fluida e urticante le cesure da un filone all’altro. Inoltre c’è da dire che il pamphet fantapolitico è francamente improbabile in una realtà così complessa e articolata come l”Europa. Invece, il resoconto esistenziale del protagonista, un intellettuale in crisi d’identità che trova nel sesso, praticato sempre più stancamente con le proprie allieve, il modo per sopravvivere, è un tema già ampiamente illustrato da Philip Roth nei suoi romanzi e quindi non è una novità e le acute osservazioni su “Controcorrente” sebbene ricco di spunti originali, poteva, come giustamente dice Baricco, nella sua recensione del 20 gennaio 2015 su Repubblica, dare vita a un saggio critico a sè stante. Ma da un po’ di tempo c’è questo vezzo tra gli scrittori contemporanei di mischiare saggio storico, saggio letterario, critica sociale e realtà romanzesca in opere che non rispettano più i confine del genere e che rendono anche difficile capire quanto è attribuibile direttamente al pensiero dell’autore e quanto invece è solo funzionale alla definizione del protagonista del romanzo e dell’ambiente rappresentato.

Stefano De Sanctis
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