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IN POLITICA CHI VINCE È IL CONFLITTO GENERAZIONALE: NE SIAMO SICURI?

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Abbiamo il tempo dalla nostra, è ancora presto. Quest’italia è formata da generazioni di pensionati che forse non hanno voglia di cambiare, di pensare un po’ ai nipoti, ai loro figli, ma preferiscono stare così.
Queste parole con cui Grillo ha tentato di giustificare la ‘mazzata’ elettorale dimostrano che il leader di M5S è molto lontano dalla realtà, che guarda con le lenti deformate di chi, pur riempiendo le piazze, ha perso tantissimi voti. Se non se ne fosse fatta una lotta per il potere, o noi o loro, nemmeno ne staremmo a parlare, perché il 21% è comunque un buon risultato che porta il M5S al secondo posto. Ma siccome si continua a parlare di questo voto a distanza di una settimana, forse è il caso di fermarci a riflettere ed analizzare le parole di Grillo e il voto storico che il centrosinistra è riuscito a incassare.
Stiamo ai fatti: secondo diversi studi sui flussi elettorali e sulle caratteristiche generazionali degli elettori, condotti dai principali Istituti specializzati, il PD è risultato primo nella fascia di età che va dai 18 ai 24 anni e secondo, con lieve distacco, dai 35 ai 44 anni. Tutti baby pensionati? Difficile, di questi tempi. Tutti ricchi e asserviti ai poteri forti? Eccessivo, direi. Tuttavia, non vorrei commettere l’errore opposto e dire che, paradossalmente dopo queste elezioni, tutti gli antigrillini siano giovani, anche perché non è vero. Le statistiche, come anche le proiezioni elettorali, non sono esattamente speculari alla società. La verità è che, molto più semplicemente, questi fenomeni sono intergenerazionali e non devono, quindi, essere etichettati come semplici fattori anagrafici. L’elettorato italiano è ‘liquido’, non esistono più le vecchie ideologie, non c’è più la balena bianca, né il bipartitismo degli ultimi decenni.
Penso che i pensionati non abbiano votato M5S forse proprio perché, contrariamente a quanto ha scritto Grillo, vogliono cambiare le cose per poter dare ai figli e nipoti un avvenire senza avventurismo, salti nel vuoto, distruzioni e macerie dalle quali sarebbe molto difficile venire fuori. E credo che abbiano pensato che il partito del ‘rottamatore’ meglio incarnasse questo spirito. Perché bollare come matusa gli attuali pensionati, muniti di smartphone e tablet come i loro figli, e più di loro desiderosi di una svolta, fosse anche per il solo fatto di non dover essere costante sostegno economico per dei giovani che meritano un futuro migliore e un lavoro? Anzi, sono proprio i pensionati – e sopratutto i tanti che percepiscono meno di mille euro al mese – che avrebbero dovuto penalizzare il partito di maggioranza relativa dell’attuale Governo, perché sono tra quelli che, al momento, restano esclusi dall’aumento degli 80 euro netti percepiti dai lavoratori attivi pubblici e privati, disoccupati, cassintegrati e in mobilità.
D’altra parte, voler dipingere i giovani come grillini in blocco è probabilmente un luogo comune, come lo è identificare il PD come il partito dei pensionati. Generalizzare è sempre un errore, soprattutto in politica: ogni giovane è diverso dall’altro, lo stesso vale tra i nostri genitori, ognuno ha una sua storia e un suo percorso personale. È offensivo immaginare per tutti la stessa strada ed è inquietante aspettarsi che tutti i giovani abbiano lo stesso pensiero, come è triste armare una guerra generazionale, quando i nostri genitori, con la loro pensione, sono stati dall’inizio della crisi sino ad oggi la cassaforte delle famiglie d’Italia.
È la mia opinione e come tale è contestabile. In fondo, questo è un blog, non una testata giornalistica. Ma accetto solo la critica. Per gli insulti ci sono luoghi più consoni.
E non mi riferisco alle nostre mailbox, come quella di un autore di questo blog, che, per aver scritto un articolo sull’eurozona all’indomani del voto, è stato vittima della peggiori infamie, che normalmente (ma normale non è) si indirizzano a chi sceglie di restar fuori da quel 21%.

Andrea Serpieri
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Renzi, Grillo e la grande balena italica

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Di Gian Pietro “Jumpi” Miscione (L’Undici)

Quando nel 1978 le Brigate Rosse (BR) rapirono Aldo Moro, credettero di trovarsi di fronte ad uno dei massimi rappresentanti ed esecutori di un “regime” organizzato, monolitico, perfettamente riconoscibile, che combatteva la classe operaia e prendeva ordini da grandi e lontane centrali cospirative: la CIA, gli USA, la Germania, ecc..Seppure era ed è certamente vero che l’Italia è una democrazia incompiuta, la stampa non è libera, esistono profonde ingiustizie e via dicendo, di fronte a Moro, le BR furono costrette a rendersi conto che quel regime non esisteva (e non esiste) o meglio non esisteva (e non esiste) nelle forme secondo cui esse credevano esistesse o altri credono che ora esista. Se cioè sono chiari ed evidenti i beceri effetti ed i deprimenti risultati, le cause invece sono assolutamente sfuggenti, evasive, “anguillose”. Oltretutto, l’eliminazione di un suo presunto esecutore, Moro, che – fra l’altro – come ebbe a dire Pasolini era “il meno implicato di tutti”, non fece altro che rafforzare le forze contro cui le BR combattevano.

Oggi, come allora, fortunatamente con ben altre modalità, il Movimento 5 Stelle sta combattendo le stesse battaglie e, commettendo, gli stessi ingenui errori. Come magistralmente recitato da Volonté in questo spezzone del film “Il caso Moro” (dal minuto 1.00 a 2.50), il “regime” che mantiene l’Italia in questo stato di ingiustizie e marciume è tutt’altro che monolitico, tutt’altro che impegnato a perseguire grandi e lontani disegni o complotti, tutt’altro che identificabile e quindi possibile a mettersi in un mirino. Il “regime” è invece fatto di piccole meschinerie, miseri interessi di parte, millenari e gretti meccanismi atti a preservare il personale status quo. E dunque l’Italia che abbiamo sotto gli occhi (da secoli) è piuttosto il risultato “della concatenazione, più o meno casuale, di tutta una serie di circostanze piccole”.

Per questo, oggi come allora, l’errore del M5S è concettuale: i grandi registi e cospiratori del “regime” non hanno nomi o hanno i nomi di milioni di persone. Il “regime” è un mastodonte, una balena (non a caso la Democrazia Cristiana veniva detta “la balena bianca”), senza identità, senza forma e, allo stesso tempo, ha l’identità e la forma dell’Italia intera. Ed, ormai, gridare ossessivamente e nevroticamente al complotto ogni pomeriggio o mandare “affanculo” un qualche politico un giorno sì e l’altro pure, oltre a tradire frustrazione, non fa che rafforzare questo mastodonte, esattamente come lo rafforzarono le azioni brigatiste.

Allo stesso modo, questa balena ha ora fagocitato anche Renzi, semplicemente attendendo che finisse nella sua grande bocca. Una balena con una grande bocca aperta che inghiotte e digerisce qualsiasi cosa, da qualche millennio. Sceso da Firenze a Roma pieno d’energia e grandi e nuovi propositi, si è trovato impelagato nelle millenarie paludi del “regime” e, per non perdere l’impulso derivatogli dalle primarie e dal suo essere “homus novus”, è stato costretto ad andare al governo secondo i più antichi, meschini, democristiani e fratricidi meccanismi. Il suo governo è un rimpasto del precedente, un collage di pezzi di partiti non destinati a stare insieme ed uniti più che altro dall’ansia di perdere il posto e confrontarsi con gli elettori, un governo già vittima di ricatti e capriccetti, nel quale ogni spinta di rottura rispetto al passato (qualsiasi essa sia) verrà “prudentemente” e inesorabilmente ammortizzata e spenta. Insomma: un tipico governo della nostra Repubblica. In altre parole, Renzi è già finito avvolto nelle spire del mastodonte che ne bloccheranno ogni spinta verso il cambiamento. Neanche il fascismo è riuscito a scalfire questi meccanismi, figuriamoci uno scout di Firenze.

E’ da decenni (secoli?) che sentiamo dire che “è la settimana decisiva”, che è “l’ultima chance”…Gli italiani sono incombustibili, gli italiani rimangono sempre a galla, in Italia non c’è mai stata una autentica rivoluzione in duemila anni. Perché, come diceva il poeta Umberto Saba: “gli italiani non sono parricidi; sono fratricidi… Vogliono darsi al padre, ed avere da lui, in cambio, il permesso di uccidere gli altri fratelli”. E se non si “uccide il padre”, non si può cambiare nulla.

Presto o tardi, in Italia, ogni rivoluzionario o rottamatore, finisce e finirà per prendersela con gli italiani, per i quali “il cambio” e “la rivoluzione” sono irricevibili. E la balena, intanto, continua a navigare, anzi…a lasciarsi navigare…

Fonte: L’Undici