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UNA BRUTTA STORIA DI POLITICA E TRANSFOBIA.

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di Andrea Serpieri

Fino a quando (e fino a che punto) la più becera politica italiana dovrà somministrarci altri episodi di intolleranza, di cui, francamente, faremmo volentieri a meno? Questa è la storia di Laura Matrone, una splendida quarantenne, operatrice sociale, attualmente in lizza per le elezioni a Castel Volturno, provincia di Caserta, con il candidato sindaco PD Dimitri Russo. Russo si presenta con cinque donne nella lista civica “Cento volti per la svolta” e sei donne nel PD. Ma per qualcuno le donne sono di meno, perché Laura è nata uomo e pertanto non sarebbe “donna abbastanza” da soddisfare le quote rosa. Insomma, Laura non sarebbe una “vera” donna! A rivelare questa ‘verità nascosta’ all’elettorato di Castel Volturno è stato il candidato sindaco per Forza Italia (il partito delle libertà) Cesare Diana, il quale sostiene che la candidatura di Laura violi le norme sulla parità e quindi le liste di Russo andrebbero escluse dalla competizione politica.
In realtà, non c’è alcuno scoop, perché Laura non nasconde a nessuno il suo passato e soprattutto perché giuridicamente Laura Matrone è una donna “vera”, uso questo aggettivo per farmi comprendere anche da quelle persone che proprio non riescono a vedere il mondo in modo più fluido delle definizioni che usano: gay, etero, maschio, femmina…è così importante? È importante sapere se una trans abbia subito un’operazione o meno? A parte il fatto, poi, che sarebbero affari suoi, anche quando si mette in politica, perché l’essere stata uomo incide sulla sua condotta morale solo per le menti più bigotte. E ipocrite.

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In ogni caso, la candidata del PD non c’è stata a questo linciaggio pubblico e su La Repubblica, rivolgendosi all’avversario forzista, precisa: “L’hanno informato male. Sono una donna a tutti gli effetti dal 2002”.
Nell’intervista Laura Matrone si racconta, descrive i punti del suo gruppo in vista delle prossime elezioni e, sull’episodio di transfobia di cui è stata vittima, dice: “Volevano tentare di far ricusare la lista per mancanza di quote femminili, poi si sono accorti in tempo dell’errore e hanno desistito”.
“Sono Laura, sono una persona. Non c’è bisogno di mettere continuamente un timbro dietro le spalle per dire chi ero. Sono una persona. Con una faccia, con due gambe, due braccia. Mi sono sposata e separata legalmente. Sono una donna normalissima che non ha mai avuto nessuna difficoltà di inserimento nella vita sociale. Ho insegnato arti marziali alla Nato. Sono stata due volte campionessa mondiale di taekwondo e undici volte campionessa europea. Ma dal 1990 faccio spettacolo, mi occupo di canto, teatro, televisione, di pubbliche relazioni”.
Sulla sua vicenda personale che l’ha portata ad essere la donna bellissima che è oggi, riferisce: “Sono originaria di Napoli, ma vivo a Castel Volturno da quando avevo 14 anni. Nel 2002 mi sono operata e ho cambiato i connotati all’anagrafe. Ho fatto il primo intervento per cambiare sesso a Napoli tramite l’Asl, gratuitamente. Lo consente una legge del 1984. La mia famiglia all’inizio è stata un po’ titubante. I miei genitori all’inizio non capivano. Appartengono ad un’altra generazione. Però poi i miei familiari me li sono ritrovati sempre al mio fianco, specie mia sorella, mio fratello e i miei nipoti”.

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A questo punto, io mi chiedo: ma se per esempio Laura non fosse stata operata – o avesse deciso di non farlo proprio – non sarebbe stato, comunque, etico considerarla una donna a tutti gli effetti? In fondo, lei è così che si sentiva, anche prima dell’operazione. Eppure, lo Stato italiano, che nella Costituzione riconosce i diritti e l’uguaglianza di tutti e si impegna a rimuovere gli ostacoli che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese, con la L. 164/82 ha stabilito che si possa chiedere il cambio di sesso all’anagrafe solo dopo la riassegnazione genitale. Forse sarebbe il caso di cambiare questa norma, giusto per riconoscere il terzo sesso anche qui? Che piaccia o no, esiste e non può essere semplicemente negato sulla carta, per continuare a far finta che non ci sia. Cosa che, peraltro, certi benpensanti potrebbero fare tranquillamente, se magari smettessero di interessarsi delle altrui preferenze sessuali e ci lasciassero vivere in pace. Gay, etero, uomini, donne o qualunque cosa vogliate essere. Siatelo! La nostra felicità è un diritto non scritto che per natura preesiste alle norme di diritto positivo.

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Razzi (quello vero):«il job Act? Se lo incontro forse lo riconosco. Io famoso anche in Cina»

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Per iniziare la giornata con una risata (ridiamo per non piangere), vi propongo un recente articolo di una nota testata on line abruzzese. L’argomento è Antonio Razzi. Non vi confondete con Crozza: quello che parla è il vero Razzi, ahimè!
Il più noto fenomeno mediatico d’Abruzzo (lascio a voi altri epiteti da associare alla parola fenomeno, ché io vorrei evitare querele) gongola per le imitazioni che lo hanno reso famoso in tutto il mondo. Anche in Cina. Amici abruzzesi, grazie a Razzi ci conoscono anche a Pechino, siete contenti, vero? Io tantissimo, al punto che ho intenzione di iniziare a fingermi marchigiano (so imitare l’ascolano piuttosto bene). Ormai quando vado in giro per l’Italia, appena dico di essere abruzzese dall’altra parte mi sento rispondere ‘ah, Abruzzo…Razzi!’
Buona lettura, anzi buon divertimento!
MDS

ABRUZZO. Ormai Antonio Razzi è diventato un vero e proprio fenomeno. Mediatico. Sdoganato grazie alla imitazione grottesca di Maurizio Crozza che lo ha fatto conoscere al grande pubblico ormai è “preda” ambita dei programmi leggeri e meno leggeri.
Una caricatura dai toni esagerati che ha avuto il pregio di far conoscere il vero Antonio Razzi, il senatore di Forza Italia, abruzzese con una vita intera passata in Svizzera, l’italiano traballante e le idee grandiose da realizzare in politica.
Oggi nuova comparsata ad un Giorno da Pecora su Radio2 condotto da Claudio Sabelli Fioretti e Giorgio Lauro dove va tutte le volte che lo invitano e lui sta al gioco. Razzi scherza e si fa prendere in giro perché ha capito che ha tutto da guadagnare.
E il marketing lo conosce davvero bene se è vero che anche in questa occasione ha mostrato felice e orgoglioso le sue magliette.
Non sono mancate le domande di attualità e le risposte come sempre… interessanti.

Certo il dialogo rubato sulla sua pensione (“penso ai cazzi miei”) lo ha lanciato prima di tutti (persino prima di Crozza) e forse anche per questo si è fatto una idea ben precisa sulla abolizione del Senato: voterà contro perchè il Senato c’è fin dalla antica Roma.
«Job Act? Non lo conosco, non ne ho sentito parlare. Di nome non lo conosco, poi magari se lo vedo lo riconosco. C’ha la barba?” ha chiesto forse imitando Crozza che imitava Razzi…
Lo aveva già fatto e oggi lo ribadisce: «grazie a Crozza sono diventato famoso in tutto il mondo».
Come ha trovato il ritorno del Crozza-Razzi, appena ripartito su La7?
«L’imitazione che mi fa Crozza è un po’ migliorato: non mi fa più parlare in tedesco ma in un italiano da terzo mondo».
La prende parecchio in giro…
«Certo, ma mica solo a me, anche a personaggi ben più famosi di me, come Napolitano».
In pratica, Crozza l’ha reso famoso.
«Grazie a Crozza i giovani mi fermano per la strada per farsi le foto con me, tante belle ragazze e tanti bei ragazzi».
Ma la riconoscono in tutta Italia?
«Dove vado vado mi conoscono, anche in Cina mi hanno riconosciuto».
In Cina?
«Sì, alla Città Proibita una volta è arrivato un cinese, bello alto, che mi ha riconosciuto e mi ha chiesto una foto. Ed è successo pure a Dubai».
Quindi lei ringrazia Crozza, altro che arrabbiarsi.
«Dal profondo del cuore ringrazio Crozza che fa delle pigliate in giro verso di me ma mi ha fatto conoscere al grande pubblico», ha detto Razzi.

Fonte: Prima da Noi