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A SARAJEVO RINASCE LA VIJEČNICA.

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di Michele De Sanctis

Dopo 22 anni, la città di Sarajevo ha riavuto la sua biblioteca nazionale, bombardata nella notte tra il 25 e il 26 agosto del 1992 dai serbo bosniaci. Aveva fatto il giro del mondo la foto della “Viječnica”, così i bosniaci chiamano la biblioteca nazionale di Sarajevo, in cui tra le macerie della volta distrutta, sotto la luce che entrava dall’alto, un uomo suonava il violoncello.

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Quell’uomo era Vedran Smajlovic, che fu, tra l’altro, uno dei primi civili ad accorrere sulla scena per tentare la messa in salvo degli oltre due milioni di volumi conservati nell’edificio in fiamme.

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Oggi, però, la biblioteca di Sarajevo è stata completamente ricostruita e ieri, 9 maggio 2014, è stata inaugurata nel suo nuovo splendore. La Viječnica è stata rifatta com’era. A mancare all’appello, sono purtroppo i moltissimi testi antichi: bruciati nel rogo del ’92.

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L’inaugurazione è avvenuta con un grande spettacolo all’aperto fuori dal municipio austro-ungarico che ospitava la Viječnica. «Oggi dopo 18 anni di lavori di ricostruzione e a 118 anni dalla sua prima inaugurazione, restituiamo la Viječnica ai cittadini di Sarajevo, perché essa fa parte della loro identità», così ha parlato il sindaco Ivo Komsic.

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L’edificio, non solo è stato ricostruito in maniera fedele alla sua antica architettura, ma per quanto possibile, sono stati recuperati i suoi materiali originali. D’ora in avanti, la Viječnica ospiterà l’amministrazione cittadina, oltreché una parte del patrimonio librario della Biblioteca Nazionale e il Museo di Sarajevo.

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La cerimonia di inaugurazione ha visto la partecipazione della Filarmonica di Sarajevo e di altri 200 solisti, danzatori, musicisti, ed è culminata con la proiezione sulla facciata della Viječnica di un video in 3D che raccontava la storia del palazzo intrecciata con la recente e più drammatica storia di Sarajevo.

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IL BIBLIOMOTOCARRO. UNA FAVOLA CONTEMPORANEA.

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di Michele De Sanctis

Sono anni che Antonio, maestro lucano, è andato in pensione. Ma non ha perso l’entusiasmo e l’energia di insegnare. Di trasmettere ai più giovani l’amore per la lettura. Questa è la storia del maestro La Cava che da oltre dieci anni gira la Basilicata e le regioni limitrofe con un’Ape azzurra carica di libri per ragazzi, il bibliomotocarro. Si tratta di una biblioteca mobile che Antonio porta quotidianamente nei vari paesi lucani, affrontando tantissimi chilometri al giorno. Il bibliomotocarro è attrezzato con scaffali pieni di libri e materiale per scrivere. I ragazzi che prendono in prestito i libri di Antonio, spesso raccolgono le proprie impressioni su questo materiale che restituiscono insieme al libro e che il maestro poi conserva con cura.
Dopo 42 anni di onorato servizio, Antonio La Cava, originario di Ferrandina, vicino Matera, girando la sua regione ha distribuito oltre 20.000 volumi, così contribuendo a diffondere la cultura del libro e della lettura anche nelle zone più isolate dell’aspro territorio lucano, fino ad arrivare nelle scuole, dov’è stata allestita una cassetta azzurra (come l’Ape 50 di Antonio) per la riconsegna dei libri.

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È una bella storia questa. Una favola moderna che sembra uscire dalle pagine di uno dei libri di Antonio, che, a sua volta, sembra il protagonista di un romanzo per ragazzi: uno di quei maestri illuminati narrati da Mario Lodi e coraggiosi come il maestro di Pietralata di Albino Bernardini. È una storia dal fascino dei racconti Gianni Rodari e la magia di Bianca Pitzorno. E che profuma di carta stampata e di speranza.
In un’epoca in cui il mondo viene osservato da un display, in cui l’immaginario è soltanto descrittivo, poiché la visione lascia ben poco spazio alla fantasia, il bibliomotocarro riaccende i sogni dei più giovani. E anche dei più grandi come me…

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E se Calvino insegnava che un classico è un libro che non smette mai di dire quel che ha da dire, mentre scrivo in questo treno grigio e freddo su cui adesso viaggio, provo anch’io a riaccendere la fantasia: chiudo gli occhi per un istante e mi immagino a bordo della freccia azzurra di Rodari, che, come il bibliomotocarro avanza verso i giovani lettori, così transitava sui binari della solidarietà, per correre verso un futuro migliore.

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