Il World Resources Institute ha pubblicato uno studio aggiornato sulle emissioni di anidride carbonica per ogni Paese. Lo studio del WRI copre un periodo di tempo che va dal 1850 al 2011.
di Michele De Sanctis
Se nel 1850, con le sue emissioni di anidride carbonica, era il Regno Unito la nazione più inquinante al mondo, nel 1888 il primato venne raggiunto dagli Stati Uniti. Primato che nel 1945 gli USA mantenevano ancora. Verso la fine del secolo scorso, tuttavia, l’Unione Sovietica, nel pieno della sua crisi, strappò allo zio Sam il record delle emissioni di Co2, era il 1991. In quello stesso anno la Cina raggiunse il secondo posto nella classifica mondiale, ma dal 2005 è proprio la Cina a essere il primo Paese per emissioni di anidride carbonica.
Oggi i 12 Paesi che producono più Co2 sono:
1) Cina
2) Stati Uniti
3) India
4) Russia
5) Giappone
6) Germania
7) Corea del Sud
8) Iran
9) Canada
10) Arabia Saudita
11) Messico
12) Regno Unito.
La Cina inquina venti volte di più del Regno Unito.
Nel 1997 era stato firmato il Protocollo di Kyoto per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Ciononostante, da allora le emissioni sono aumentate del 40%.
Su questo fallimento pesa innanzitutto il fatto che verso la fine del suo secondo mandato, il presidente Bill Clinton, incoraggiato dal vice Al Gore, aveva firmato il protocollo, ma George W. Bush, all’indomani del suo insediamento alla Casa Bianca, ritirò l’adesione inizialmente sottoscritta. Inoltre, India, Cina ed altri Paesi in via di sviluppo, pur avendo ratificato il protocollo, non sono tenuti a ridurre le emissioni di anidride carbonica nel quadro del presente accordo, benché la loro popolazione sia relativamente grande.
In Italia, nonostante la dura opposizione di Silvio Berlusconi poco prima delle elezioni politiche 2001, il quale aveva sollecitato un intervento del premier Giuliano Amato per evitare che decisioni non più modificabili fossero assunte a Lussemburgo (per l’attuazione europea del Protocollo) dal rappresentante del ministro dell’Ambiente, sostenendo, peraltro, che il punto di riferimento per la politica ambientale italiana non fosse più l’Europa, ma gli Stati Uniti che osteggiavano apertamente Kyoto, si è tuttavia arrivati ad una ratifica attraverso la legge 1 giugno 2002 n. 120, in cui veniva illustrato il relativo Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. Con la Finanziaria 2007, poi, durante il governo Prodi e, in particolare, con i ministri Bersani e Pecoraro Scanio, il centrosinistra aveva istituito il ‘Fondo rotativo per Kyoto’ rimasto inattuato fino a due anni fa. Ricordiamo che nel 2008 il leader di Arcore ha ripreso le redini del Paese, su cui ha governato fino a tutto il 2011. Nel 2012, dunque, l’attuazione del Fondo ha previsto un finanziamento di 600 milioni di euro, con tassi agevolati di interesse ed investimenti in efficienza energetica, energie rinnovabili, tecnologie di cogenerazione e trigenerazione. A due anni dall’attuazione del Fondo, lo scorso 13 febbraio la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ha presentato il “Dossier Clima 2014”, da cui emerge che «L’Italia prosegue nel suo percorso virtuoso di riduzione delle emissioni di gas serra e dopo aver centrato e superato nel 2012 l’obiettivo di Kyoto (-7,8% rispetto al 1990), nel 2013 ha ridotto le emissioni di un ulteriore 6% ed è sulla strada per centrare il target del 2020 del pacchetto clima-energia. Nel 2013 in Italia le emissioni di gas serra si sono attestate, infatti, a 435 MtCO2eq. Si tratta di un calo di oltre il 6% (30 Mt) rispetto all’anno precedente, alla base del quale c’è una significativa riduzione dei consumi di combustibili fossili: -5% (3,4 milioni di tonnellate di petrolio), di gas -6% (4,8 miliardi di m3) e di carbone -14% (3,7 milioni di tonnellate)». Il pacchetto clima-energia costituisce l’insieme delle misure pensate dalla UE per il periodo successivo al termine del Protocollo di Kyoto ed è contenuto nella Direttiva 2009/29/CE: entrato in vigore nel giugno 2009, è valido dal gennaio 2013 fino al 2020, con il conseguimento degli obiettivi fissati per ogni Membro dalla stessa Direttiva.
Tuttavia, a livello globale la situazione resta molto critica; infatti, nel mondo, stando al report del World Resources Institute, le emissioni di anidride carbonica oggi sono di 150 volte superiori a quelle del 1850. Guarda la mappa interattiva dell’aumento di emissioni dal 1850 a oggi elaborata dalla rivista Slate.