di Michele De Sanctis
“Il primo maggio è come parola magica che corre di bocca in bocca, che rallegra gli animi di tutti i lavoratori del mondo, è parola d’ordine che si scambia fra quanti si interessano al proprio miglioramento”: lunga e niente affatto banale è questa frase apparsa sulla rivista ‘La rivendicazione’ nell’articolo ‘Pel primo Maggio’, pubblicato in questa data nel 1890.
Il 1 maggio ricorda ogni anno l’impegno dei lavoratori e dei sindacati e i traguardi raggiunti nel corso del tempo in campo economico e sociale, primo fra tutti il limite orario di 8 ore quotidiane. “Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire” era questo lo slogan adottato a metà ‘800 in Australia. Sebbene ora il concetto di lavoro sia alquanto diverso e benché siano cambiati anche i traguardi da raggiungere, la lotta operaia per il conseguimento di un orario massimo di lavoro è stata una delle più importanti del movimento sindacale in tutto il mondo. Le origini di questa giornata di festeggiamenti collettivi in onore dei lavoratori partono dall’Australia da dove il movimento per il riconoscimento del limite orario si estende fino a New York, quando nel 1882 viene organizzata una manifestazione per i diritti dei lavoratori organizzata dell’associazione Knights of Labor, col proposito di farla diventare un evento annuale, senza, peraltro, successo alcuno, tanto che, dopo due anni, il progetto viene accantonato. La questione riprende, nondimeno, forza anni dopo, quando nel 1887 a Chicago quattro operai furono impiccati per aver organizzato uno sciopero durante la giornata del 1 maggio dell’anno precedente. In ricordo di questo omicidio di Stato, la data del primo maggio venne adottata in tutto il mondo per celebrare il movimento operaio e tutti i lavoratori: dapprima in Europa dove, precisamente dal 1 maggio 1890 (data ufficializzata dai socialisti della Seconda Internazionale) si festeggia ogni anno la festa dei lavoratori e poi si cominciò in Canada ogni anno sin dal 1894.
Molti sono gli eventi in programma per oggi in tutta Italia. Per tradizione, infatti, la festa del lavoro è dedicata ogni anno alla cultura e quindi agli eventi. Cortei, concerti, arte: anche se una giornata, che dovrebbe essere particolarmente “impegnata” a livello politico e sociale, finisce per essere troppo spesso l’ennesimo motivo per festeggiare. Ma va bene lo stesso, si ballava anche alle Feste de L’Unità, ai tempi del PCI, per cui chi può si diverta: l’importante è tenere sempre a mente il motivo della festa. Se, come insegna il parroco, questo discorso vale a Natale e Pasqua, per me vale ancora di più oggi. I principali eventi in programma per la giornata del 1 maggio sono il consueto concerto in piazza San Giovanni a Roma, le visite gratis o a costo ridotto nei musei di tutto lo stivale, cortei e manifestazioni, i classici picnic e gli appuntamenti nei parchi pubblici delle città, e poi le prime sagre della stagione e le fiere con cui si cerca di valorizzare, appunto, il lavoro realizzato dagli operatori del territorio.
Sono tanti anche quelli che, meteo permettendo, ne approfitteranno per fare delle mini vacanze (le cosiddette “uscite fuori porta”), oppure per organizzare scampagnate, grigliate e, magari, per fare attività fisica, o quelli che con il ponte di domani potranno godersi un weekend lungo in qualche resort, nella seconda casa, da amici o parenti.
È, però, vero che a causa della crisi si fa sempre più avanti un sentimento di “invidia” da parte dei disoccupati verso chi, invece, un lavoro ce l’ha. Un po’ come succede a San Valentino, chi non ha un lavoro, così come chi non ha trovato l’anima gemella, avvertirà questo sentimento d’invidia nella giornata del 1 maggio, specie di fronte a chi può permettersi di festeggiare con una vacanza: e così la festa dei lavoratori, tra eventi e storia, assume adesso un significato diverso. Più drammatico, perché non è solo invidia. È dolore ed è anche vergogna. Se è vero che il lavoro nobilita l’uomo, la sua assenza lo priva innanzitutto della dignità, del naturale istinto a provvedere a se stesso e al proprio nucleo familiare. Già, perché se la ricerca dell’anima gemella dipende soprattutto dalle proprie capacità di seduzione, trovare lavoro va ben oltre il merito personale. Specie in un posto in cui sono sempre i meno bravi a sistemarsi prima, a trovare lavoro magari anche vicino casa e a vivere la vita che tu, col tuo curriculum “blasonato” e la tua personale preparazione, avresti meritato cento volte di più.
Quel lavoro che dovrebbe, invece, essere garantito a tutti come stabilisce il primo articolo della Costituzione. Quel lavoro che manca e che se c’è, con il suo carico quotidiano e i suoi mille problemi, ci lascia ancora insoddisfatti. Quel lavoro per cui ogni giorno ci alziamo dal letto all’alba e che ci fa stringere i denti e resistere a quest’infinita congiuntura economica. Quel lavoro che è, altresì, lotta per un futuro migliore alla ricerca del lavoro perfetto che, sì, ancora oggi esiste! Deve esserci! Steve Jobs, nel suo celebre discorso ai giovani universitari, pronunciò una frase che ho spesso ripetuto a me stesso: “L’unico modo per fare un buon lavoro è amare quel che fai. Se non hai ancora trovato ciò che fa per te, continua a cercare. Non accontentarti”.
STAY HUNGRY. STAY FOOLISH.
Buon 1 maggio a tutti!
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Bellissimo articolo.
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L’ha ribloggato su Per la Sinistra Unita.
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Grazie!
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