L’EREDITÀ CULTURALE DI JACQUES LE GOFF

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di Germano De Sanctis

Lo scorso 1° aprile, è morto a Parigi lo storico francese Jacques Le Goff, all’età di novant’anni. Si tratta di una perdita incommensurabile per gli studi storici. Se oggi, i cosiddetti secoli bui, ci appaiono ben illuminati e sappiamo che furono ricchi di personaggi ed avvenimenti significativi, lo dobbiamo sostanzialmente all’opera di Jacques Le Goff, che, con il suo lavoro scientifico, cui ha sempre affiancato quello divulgativo, ha reso il Medioevo, un periodo storico vivo e popolare, appassionando tanti lettori comuni.

Infatti, Jacques Le Goff è stato il promotore di una moltitudine di studi sui secoli XII e XIII, poiché egli, come nessun altro storico prima di lui, è stato capace di modificare la percezione collettiva del Medioevo, fino a qual momento percepito come un periodo storico connotato soltanto dalla arretratezza culturale ed economica. Invece, Jacques Le Goff aveva una visione dinamica della storia, in virtù della quale non esistono epoche buie nella storia dell’umanità. Ogni periodo storico si connota per le sue luci e per le sue ombre. Anche il Medioevo rientra in questa visione. Durante l’età “di mezzo”, vi sono state innovazioni, i cui effetti si sono positivamente riverberarti sulla vivacità culturale che universalmente viene riconosciuta al Rinascimento ed all’Illuminismo. Analogamente, i secoli successivi al Medioevo si sono caratterizzati per aspetti negativi e/o involutivi che vengono sovente minimizzati dalla storiografia più tradizionale.
Forte di queste convinzioni, Jacques Le Goff è riuscito ad affermare nella storiografia contemporanea la sua visione del Medioevo, attraverso opere di grande sintesi ed originalità, a partire dalla pubblicazione de “La civiltà dell’Occidente medievale” (1964), che è probabilmente il suo libro più rappresentativo. Il Medioevo descritto da Jacques Le Goff è un periodo affascinante, perché, in esso, la realtà e l’immaginario si fondono, seppur nelle loro contraddizioni. Il Medioevo dello storico francese è un’epoca costantemente connotata da legami profondi con il tempo lungo e da una forte attentanzione all’uomo, così come egli ha ben chiarito ne “L’uomo medievale” (2006). Appare evidente, quindi, l’esistenza, di una vicinanza culturale antropocentrica tra il Medioevo e l’età contemporanea, ben più forte di quanto si possa immaginare.

Fedele al metodo della scuola creata dalla rivista “Annales”, Jacques Le Goff è stato capace d’innovare la storiografia contemporanea, unitamente ad altri storici di grande rilievo come Marc Bloch, Fernand Braudel, Lucien Febvre, e Georges Duby, inserendosi come protagonista nella corrente culturale fiorita e sviluppatasi in Francia nel corso del XX Secolo, che ritiene necessario operare l’esame di un periodo storico, non soltanto ponendo l’attenzione sulla vita dei grandi personaggi, o sugli eventi più famosi, bensì concentrando l’attenzione anche sulla vita quotidiana e sociale, cioè sugli usi e costumi, delle persone comuni. Infatti, le opere di Jacques Le Goff si soffermano su aspetti che connotano più la società medievale intesa nel suo complesso, che sui singoli accadimenti. In estrema sintesi, si può dire che Jacques Le Goff ha reso l’analisi storica più attenta al contesto sociale, studiando il Medioevo nei suoi aspetti più trascurati.
A fronte di tale considerazione, appare chiara la motivazione sottesa alla sua attenzione nei confronti dello studio delle strutture fondamentali della società medievale, come, ad esempio, il monastero, la città, o la foresta. Così, come appare chiaro il suo interesse ad affrontare l’esame dei vari contesti sociali, attraverso l’analisi dei singoli gruppi sociali, descritti come figure tipologiche della società medievale. Pertanto, egli non scrisse la storia dei monaci, ma descrisse il monaco. Egli non raccontò la vita degli intellettuali, ma dell’intellettuale, inteso come rappresentante di quel gruppo sociale che ha svolto il compito di pensare e d’insegnare in un contesto culturale connotato da continue condanne e di censure.

Jacques Le Goff è stato un profondo innovatore nella metodologia con la quale affrontava il suo lavoro, analizzando temi storici non convenzionali e ponendosi sempre nuove domande. Tale opera innovativa era anche accompagnata da una straordinaria capacità divulgativa (sia scritta che parlata), anche nei confronti dei lettori meno preparati in materia di storia medievale. In altri termini, egli era un medievista che, seppur fortemente connotato dalla sua specializzazione, era capace di spaziare in epoche storiche e campi culturali molto diversi e variegati. In tale contesto, bisogna ricordare il suo “Seminario parigino” (1962-1992), durante il quale propose l’analisi di temi, come, ad esempio, la storia del riso, che raccolsero un enorme successo, in quanto erano capaci di recepire nell’analisi storiografica l’antropologia culturale, l’etnografia e la storia delle immagini.
Tali capacità di analisi dei temi storici e di divulgazione dei contenuti, lo hanno reso autore di libri fondamentali e innovativi, come “Mercanti e banchieri nel Medioevo” (1956), “L’intellettuale nel Medioevo” (1957).

Una particolare attenzione merita la sua attenzione alla religiosità del Medioevo. Infatti, Jacques Le Goff è stato un pioniere dello studio delle mentalità religiosa, scrivendo libri fondamentali come la biografia di “Francesco d’Assisi”, o “La nascita del Purgatorio” (1981). Proprio relativamente al Purgatorio, lo storico francese ha visto in esso una struttura positiva che accompagna l’uscita del Medioevo dal dualismo esistente tra l’Inferno ed il Paradiso e che permette all’uomo di impadronirsi del tempo dell’aldilà.
Sebbene il cristianesimo medievale condanni come errori le novità, Jacques Le Goff, scrivendo “L’Europa medievale e il mondo moderno” (1994), ha evidenziato come, verso la fine del Medioevo, una società europea creatrice che sia stata capace d’innovare e preparare quella modernità che si è successivamente sviluppata durante l’Umanesimo.
È interessante notare come egli abbia affrontato i temi religiosi, esprimendo costantemente la sua visione laica della vita e della ricerca scientifica, in totale contrapposizione alle interpretazioni storiografiche connotate ideologicamente, se non, addirittura, negazioniste.
Infatti, Jacques Le Goff, si definiva, né credente, né praticante, ma, al contempo, si dichiarava uno storico medievista consapevole del ruolo svolto dal Cristianesimo come forza spirituale e creatrice di valori nel determinare l’originalità dell’Europa.

Proprio rispetto all’Europa, bisogna sottolineare il convinto europeismo di Jacques Le Goff. Si tratta di un altro aspetto peculiare del suo pensiero e che lo portò a dirigere, nel 1993, la collana, “Fare l’Europa”. Jacques Le Goff era solito riscontrare l’origine dei caratteri distintivi dell’Europa già nel periodo neolitico, ma, al contempo, sottolineava come le fondamenta dell’attuale cultura europea furono poste durante l’alto Medioevo, a seguito della fertile contaminazione della cultura greco-latina con quella dei popoli barbari. Ad esempio, questa fusione di molteplici culture generò uno dei elementi più caratteristici dell’Europa, rappresentato dalla nascita delle diverse Nazioni europee e delle molteplici lingue. Egli ha sempre visto in questa molteplicità di lingue e Nazioni un’autentica ricchezza culturale da coltivare e preservare. Tuttavia, questa attenzione alle identità nazionali non sfociava mai in atteggiamenti sciovinisti, bensì, produceva la convinzione che soltanto la sintesi tra tante identità nazionali poteva generare una coesistenza armoniosa e pacifica tra i popoli europei, i quali, secondo Le Goff, sono tanti popoli simili, malgrado i conflitti incorsi tra loro.
Anzi, in uno dei suoi ultimi scritti, egli ha evidenziato come tale ricchezza culturale dell’Europa sia da insegnare nelle scuole. Infatti, secondo Jacques Le Goff la globalizzazione ha creato due grandi centri di potere, gli Stati Uniti d’America e la Repubblica Popolare Cinese, che si confrontano ormai da tempo. A fronte di questi due grandi “blocchi” contrapposti, egli ha sempre ravvisato la necessità di salvaguardare l’esistenza dell’Europa, intesa come un terzo spazio forte per i suoi valori, per la sua energia e per la sua ricchezza. Nel pensiero di Jacques Le Goff un elemento essenziale della potenza europea è rappresentato dalla sua cultura. Basti pensare, ad esempio alle Università, le quali sono una creazione della cultura europea e che sono state, per secoli, centri di produzione della conoscenza senza paragone.
Dal punto di vista politico, egli ha sovente evidenziato la necessità di perseguire l’unica Europa possibile che, da un punto di vista storico, è l’Europa delle Nazioni. Infatti, egli riteneva che l’Europa delle Nazioni sia l’unica dimensione capace di difendere la cultura, la politica e l’economia europee, mentre era scettico sull’idea di creare un’Europa federale. Anzi, egli era convinto della possibilità di conservare la sovranità degli Stati, attribuendo, al contempo, al Parlamento Europeo un ruolo più importante, attraverso il voto dei cittadini europei.
Nell’ambito di tale visione, risulta fondamentale lo sviluppo di una educazione europea comune, capace di far dialogare le diverse culture nazionali. Secondo Jacques Le Goff, tale risultato è perseguibile dando molto spazio alla storia europea in tutte le scuole europee. Una storia comune è capace di evidenziare ciò che rende simili i cittadini europei di diverse nazionalità, ma, contestualmente, permette di conoscere i mali dei conflitti europei del passato.
La storia d’Europa è stata segnata non soltanto da molte diversità, ma anche da fratture profonde. Ciò che oggigiorno consente di pensare ad una Europa unita è il dato obiettivo ed innegabile dell’impossibilità che gli europei possano nuovamente guerreggiare tra loro. Di conseguenza, vi è la possibilità di valorizzare ciò che accomuna gli europei, anche tornando molto indietro nel tempo e sottolineando, ad esempio, le comuni radici nella cultura latina. L’Europa è sempre stata uno straordinario centro d’attrazione di diversi popoli e culture. Tale coacervo di culture ha prodotto nell’Europa antica la nascita della democrazia, prima ancora della letteratura e della filosofia. Nell’Europa antica, la presenza costante della democrazia ha generato l’invenzione della piazza pubblica — l’Agorà dei Greci, il Foro dei Romani – intesa come luogo, ove i cittadini si incontrano per discutere e prendere decisioni. Perfino nei monasteri medievali è esistita una forma di democrazia, dato che gli abati erano eletti da tutti i monaci. In altri termini, secondo Jacques Le Goff, la storia d’Europa insegna che le ragioni della democrazia sono le uniche vere fondamenta per costruire un’Europa unita.

Adesso che Jacques Le Goff se ne è andato via, ci s’interroga sulla reale importanza del suo lascito culturale. In più occasioni, egli ha ribadito che la “storia è memoria” e spiegava che si tratta di “una memoria che gli storici si sforzano, attraverso lo studio dei documenti, di rendere oggettiva, la più veritiera possibile: ma è pur sempre memoria. Non proporre ai giovani una conoscenza della storia che risalga ai periodi essenziali e lontani del passato, significa fare di questi giovani degli orfani del passato, e privarli dei mezzi per pensare correttamente il nostro mondo e per potervi agire bene”.
Probabilmente, in queste parole di Jacques Le Goff, risiede l’essenza della eredità culturale dello storico francese che, grande intellettuale, ha voluto ed riuscito ad essere anche un grande divulgatore dei principi fondanti della cultura e della storia europee.

 

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